sabato 22 dicembre 2007

SCUSE



Questo è il mio modo per chiedere scusa...

RICORDI

Questa mattina proprio non mi volevo svegliare..mi sono svegliata da un sonno assurdo e revival.. Non mi ricordo chi l'ha detto, ma gli do pienamente ragione: "Il passato bisogna lasciarlo lì dov'è, non bisogna resumarlo, fa male"
E oggi va così...

venerdì 21 dicembre 2007

LA PROMESSA DELL'ASSASNO


L'ultimo di Cronenberg sembra un doppio programma ideale con A History of Violence - stessa vena stringata, stessa geometria perfetta, stessa fascinazione per la violenza, nelle sue forme più fisiche e esplosive, stessa assoluta immobilità della storia, che praticamente si dispiega nell'ultima mezz'ora della pellicola.
Una levatrice aiuta una ragazzina di quattordici anni a partorire, ma la ragazza muore nel parto e obiettivo dell'infermiera è trovare un parente prossimo della mamma per affidare la piccola nata. E' da qui che tutta la storia prende a muoversi e ad assumere contorni comunque estremamente eterei. La storia sembra quasi impalpabile e tra un cambio di fronte tra il buono che diventa il cattivo e il cattivo che diventa buono, tutto ciò che abbiamo visto in principio viene smentito. Preferisco non svelare nient'altro della storia perchè rischierei di raccontar alcuni elementi di suspance del film.
Forse questo di Cronenberg è il migliore visivamente, elementi semplici e quotidiani assumono grande rilievo se toccate dalla mano del regista canadese. La pellicola si basa per la maggior parte su colori caldi e tonalità che vanno dal rosso al nero in netto contrasto con le figure umane che sembrano essere quasi argentate.
Ancora una volta torna nel regista l'ossessione per la trasformazione per il cambiamento. Il vero eroe moderno è colui il quale è capace di adattarsi al mondo e saper cambiare pelle ma sempre in nome dei propri valori. Le figure femminili sono quasi completamente assenti, eccetto una Naomi Watts che emerge ma senza poi troppo splendere. Le storie personali sono abbozzate, quanto basta per capire l'esile filo conduttore di tutto il film. Ciò che davvero risplendono sono i ricordi di un passato tatuati indelebilmente sulla pelle dei personaggi. Un passato di cui nessuno può disfersi e su cui costruire il presente.
VOTO: 7,5

sabato 15 dicembre 2007

VIZI DI FAMIGLIA



Poichè questa mattina la mia città era ricoperta di un manto bianco ho deciso di prendermi una mattinata tutta per me, di tornare alle buone vecchie abitudini e cioè a quando avevo molto tempo libero e potevo godermi un bel film al giorno.
Stamane la mia scelta è caduta su questa cammedia. L'idea del regista è parecchio divertente e per certi versi vincente: inventarsi come sequel del celebre film "Il laureato". Reiner infatti tira su un film che si finge essere il preseguo del film di M. Nichols. La storia della famiglia Robinson sembra essere legata ad una storia realmente accaduta a Pasadena. Circa trent'anni dopo la signora Robinson che di vero nome fa Kethreen (interpretata da S. Mclein) è viva e vegeta ed è alle prese con la nipote Sarah (J. Aniston) a sua volta vittima di una impetuosa crisi di identità che la porterà a credere di non essere figlia del vero padre ma di B. Baurroughs (K. Costner), l'uomo con cui sua madre (e prima ancora sua nonna) era scappata in Messico una settimana prima di sposare il promesso sposo. Tra una gag e alcune smorfiette della Aniston, la ragazza e B. Baurroghs si incontreranno e lei, un po' per il troppo vino un po' a causa del fascino dell' uomo, finirà nella sua villa al mare. E così "il fattaccio" si ripete e il fascinoso B. Baurroghs avrà sedotto ben tre generazioni di donne della stessa famiglia. Finale ovviamente da non svelare.
La commedia inizia con brio tra una crisi di identità della Aniston e una cris di mezza età di S. Mclein, ma a poco più di un quarto del film la storia sembra cristallizzarsi e non muoversi più. Di sicuro K. Costner affascinerà le donne della famiglia Huttinger-Robinson, ma gli spettatori non troppo. Attima la performance dell Mclein che ovviamente non accetta la propria condizione di nonna e crede di essere ancora una giovane donna (di mezza età)
VOTO: 6,5

E SCENDE GIU' DAL CIEL...NEVE

Be' ormai è certo: anche nella mia città sta nevicando...
Per me è un evento eccezionale perchè io abito in una città sulla costa pugliese dell'Adriatico e da queste parti "la nevicata" capita una volta ogni 5 anni e che si depositi ogni 10 anni..
Però stamattina mi sono svegliata alle 7:30 perchè dalla gioia per l'evento mia madre ci ha svegliato.. E' meraviglioso!! Le strade sono tutte bianche e le macchine quasi quasi sono tutte addobbate di fiocchetti bianchi.. Questa volta la neve è così tanta da aver ricoperto tutti i balconi e i tetti delle case. E' così bianca la mia città che le strade sono un misto di bianca neve e ghiaccio grigio calpestato dalle ruote delle macchine. Così bianca che le strade sono paralizzate e la gente ha paura di uscire e prendere un bel scivolone. Così bianca che i bambini davanti alle finestre delle scuole guardano esterefatti dalle finestre la loro prima nevicata..
E' stupenda!

giovedì 13 dicembre 2007

LA FIAMMA DEL PECCATO



La fiamma del peccato è uno dei film più rappresentativi del cinema noir, in esso si possono cogliere gli archetipi del genere. Questo noir di Wilder si caratterizza per la predilezione per gli interni cupi, per i netti contrasti tra ombra e luce, e soprattutto per l'intensa caratterizzazione dei personaggi, come quello della perfida 'dark lady' Barbara con sensuale catenella alla caviglia. L'assicuratore Walter Nef conosce Phyllis Dietrichson, moglie di un suo cliente, dalla sensualità irresistibile tanto da renderlo prima il suo amante poi complice di quell'assassinio già preannunciato in principio del film. Dopo aver stipulato un'assicurazione sulla sua vita, i due mettono a punto un piano per ricevere il doppio dell'indennizzo in caso di morte avvenuta in circostanze rare. Ma il piano fin troppo perfetto, troverà un ostacolo insormontabile: Walter verrà infatti smascherato dal suo grande amico e collega Barton Keyes. Ambientato a Los Angeles, strutturato secondo la tecnica del flashback, come il successivo Viale del tramonto, quasi tutto il film si svolge di notte, con dialoghi scarni ed asciutti, che rendono il ritmo della vicenda serrato fino alla tragica conclusione.
I personaggi sono sorprendentemente ben caratterizzati, diversi e opposti. Questo film è ormai un classico del genere al quale la filmografia successiva ha guardato con ammirazione ed emulazione.
VOTO: 8

lunedì 10 dicembre 2007

THE BLOWERS DAUGHTER


"The Blowers Daughter"
And so it is
Just like you said it would be
Life goes easy on me
Most of the time
And so it is
The shorter story
No love, no glory
No hero in her sky
I can't take my eyes off of you
I can't take my eyes off you
I can't take my eyes off of you
I can't take my eyes off you
I can't take my eyes off you
I can't take my eyes...
And so it is
Just like you said it should be
We'll both forget the breeze
Most of the time
And so it is
The colder water
The blower's daughter
The pupil in denial
I can't take my eyes off of you
I can't take my eyes off you
I can't take my eyes off of you
I can't take my eyes off you
I can't take my eyes off you
I can't take my eyes...
Did I say that I loathe you?
Did I say that I want to
Leave it all behind?
I can't take my mind off of you
I can't take my mind off you
I can't take my mind off of you
I can't take my mind off you
I can't take my mind off you
I can't take my mind...
My mind...my mind...
'Til I find somebody new

domenica 25 novembre 2007

IL POSTO DELLE FRAGOLE VS AMARCORD














VERSUS
Questa mattina pensavo al tema del "ricordo" e il come, cinematograficamente parlando, è stato reso e rappresentato. Ho pensato subito ai due grandi del cinema Bergman e Fellini.
Entrambi legati al tema della memoria e entrambi con una propria poetica personale e originalissima.
Di entrambi si potrebbe dire ONIRICI ma con eccezioni diverse:
1. per Bergamn l'onirico è il sogno in senso stretto. Tutto il film "Il posto delle fragole" si articola su un sogno che il protagonista compie durante un viaggio che lo condurrà verso il suo presente più contingente. Il pretesto del ricordo è un lungo tragitto in macchina con la cognata per raggiungere Helsinki dove riceverà un premio. Il viaggio del presente è l'occasione per il viaggio della memoria che lo riporta ai tempi della sua giovinezza, al tempo degli amori fino ai giorni più recenti e ai dissapori col figlio.
2. per Fellini l'onirico è il sogno in senso lato. "Amarcord" è un ricordo sognante dei tempi della giovinezza. E come nei sogni reale e fantastico si incontrano e si incrociano nel film elementi reali (cioè autobiogrfici) ed elementi immaginati (le invenzioni del regista sui suoi stessi ricordi) creano una "Memoria Nuova", non aderente completamente alla vita vissuta di fellini, perchè non avvenuto completamente nella vita reale, ma "reale" perchè partorito dalla sua mente.
Due modi diversi di ricordare e due modi diversi di resa del ricordo. In Bergaman il sogno è il luogo della memoria, in Fellini il sogno è il luogo della fusione di elementi reali e immaginari; per Bergaman il ricordo è il luogo di ciò che è realmente stato, in Fellini il ricordo è il luogo di ciò che è stato e di ciò che si immagina possa essere stato.
Io non amao particolarmente Amarcord perchè non amo le esagerazioni, i paradossi e le illusioni, ma di sicuro bisogna dar merito a Fellini di aver diretto un film corale di ottima riuscita. In questo scontro io preferisco il formalismo onirico di Bergman.
Permettetemi l'utilizzo di così tane virgolette perchè per me quando si parla di Fellini è d'obbligo.

lunedì 19 novembre 2007

CRISI

Sono profondamente in crisi.. Da quando ho iniziato a lavoricchiare non ho più tempo per nulla..
Non riesco più a vedere un film senza addormentarmi, non riesco neppure più a leggere, perchè le mie serate si sono accorciate tanto.. Ieri sera ho fatto tardissimo, mi sono addormentata alle 11.. Cosa devo fare, la mia vita sociale è praticamente inesistente... E i "miei amici" (Fili questo è soprattutto per te) mi sfottono perchè sto sempre a casa..
Mi sa che devo iniziare a doparmi di coca-cola.. A pensarci bene forse ieri è stata proprio quella che ha allontanato il sonno..
Ok da oggi esperimento: Bere coca-cola e vedere che succede...
Speriamo bene!!!!

domenica 18 novembre 2007

IL MIO CODICE ANCESTRALE E'..

Questo è il mio codice ancestrale HIDDEN FOG..nebbia nascosta, suona bene, vero?
Poi però qualcuno mi spieghi che vuol dire...

giovedì 15 novembre 2007

EVENTI

Be' non potevo non farvi sapere come sta andando la mia esperienza nella scuola privata di cui vi ho parlato. Assolutamente positiva per quanto riguarda il lavoro, e assolutamente positivo per quanto riguarda il pagamento..hanno trovato il modo per diminuire la mia già esigua paga.. e si, non faccio 4 ore al giorno di lezione ma appena 3,5, e per di più a parte mi devo pagare le spese del viaggio: 5,20 al dì..
Che disdetta!!!

venerdì 9 novembre 2007

"COLLABORAZIONI"

E' da un po' che non posto, e per fortuna le novità non mancano. Questa settimana è stata la più frenetica della mia vita, e forse da ora in poi lo sarà ancora di più.
Ho trovato lavoro, ovviamente non di quelli "seri" e duraturi. Allora diciamo meglio da lunedi inizierò a "collaborare" (ciò significa senza contratto, ma con accordo verbale) con una scuola privata. L'impressione che mi hanno fatto le persone che lavorano in questa scuola? Sono tutti accellerati, sembrano essere perennemente pippati. I tempi sono brevi, scanditi e accellerati.. Però la maggior parte dei "lavoratori" sono giovani e tutte fighe e fighi..sono capitata proprio in un bel ambientino...!!! Vabbè io svolgerò il mio lavoro al massimo..
Sono eccitatissima per questa nuova esperienza.

domenica 4 novembre 2007

GIORNATE


Domani mi toccherà la 2° prova della SSIS.. per la 2° volta.. L'anno scorso non è andata bene o meglio è andata benissimo perchè alla fine della 1°prova ero 236(su 240 che ne prendevano) e sono arrivata 172 nella graduatoria finale, significa che la mia 2°prova è stata ottima..

Quest'anno ho una migliore posizione 135 (su 210) ma temo molto questa 2° prova..

Ora dovrei studiare, ma sono stanca e ho sonno..Quindi a fine partite mi ritoccherà la Letteratura Italiana, Ottocento e Novecento..

venerdì 2 novembre 2007

LA STORIA CONTINUA

Eccola è arrivata! E' arrivata la secondo chiamata da parte di una scuola della provincia di Milano che mi ha chiesto se "accetto una supplenza di 8 ore a settimana finchè non escono queste benedette graduatorie definitive". Ora la scuola è in questa piccola cittadina tra Milano e Novara si chiama Inveruno con 5 mila anime e una scuola immensa che ne conterrà almeno 1000.
A parte gli scherzi qua il problema è serio:
1)l'altra scuola mi dava 15 ore a settimana, qua me ne hanno quasi dimezzate, ciò vuol dire che prenderò al massimo 250 euro a settimana;
2)ad Inveruno non c'è neppure un B&B, nè pensioni nè alberghi (quindi io dove vado a stare?);
3)ma il problema più serio è lasciare tutto quello che ho qui, uno straccetto di lavoro e qualche collaborazione con una scuola di recupero anni scolastici e centro di formazione, o partire alla ricerca dell'Eldorado;
4)e infine ne sarei capace? di insegnare dico.
Voglio mettermi alla prova e forse iniziare con poco sarebbe proprio la cosa migliore, però con questa scuola non mi pagherei neppure l'affitto.
Mi sa che anche sta volta rifiuterò e andrò avanti (aspettando le graduatorie definitive).
Però di una cosa sono contenta, le sorprese non finiscono mai.. Sono felice

giovedì 1 novembre 2007

SOGNI



vorrei essere qui..non pensare a niente e godermi un tuffo in acqua calda..

lo studio mi sta stremando, non voglio pensare più a nulla, solo pensare a lunedi pomeriggio

e pensare che in una busta con 6 domande c'è dentro il mio futuro..

sabato 27 ottobre 2007

DESTINO CANAGLIA BIS

SONO USCITA E UN GATTO NERO MI HA ATTRAVERSATO LA STRADA...
CHE VUOL DIRE TUTTO CIO'???

IL DESTINO...CANAGLIA



Questa è la scula che mi ha offerto 15 ore di lezione per ora in attesa della graduatoria definitiva e di una supplenza più sostanziosa. Non sono pazza o ripetitiva, il fatto è che sta mattina mi hanno richiamato dalla scuola e mi hanno rifatto la stesso domanda: "Ma allora la dà la disponibilità per questa supplenza?"Io sbigottita, perchè era una copia della telefonata avvenuta mercoledi 24/10/2007 (cioè 3giorni fa), gli ripeto che questa supplenza la rifiuto perchè fa ancora fede ad una graduatoria provvisoria, nel momento icui invece usciranno le graduatorie definitive e mi assegneranno una supplenza, qualsiasi essa sia, io l'accetterò.
Se tutto ciò è stato facile spiegarlo alla segretaria della scuola con cui ho parlato Mercoledi, così non è stato stavolta, perchè la segretaria è stata molto precipitosa..
Ora i miei dilemmi sono:
1. la segretaria avrà capito che non accetto solo questa supplenza e mi chiamerà per le prossime?
2. Il destino perchè è così beffardo con me?
sono confusissima..e se questo fosse un altro segno del destino che mi implorava di partire e andare via....?

martedì 23 ottobre 2007

LA BELLA ADDORMENTATA DEL BOSCO


Ma a volte la vita è proprio strana. Ho riprovato anche quest'anno la SSIS e ho superato la 1 prova piazzandomi in una buona posizione e il 5 novembre devo sostenere la 2 prova.. stamattina mi arriva un telegramma, una scuola di Milano (dove mi sono inserita per le graduatorie) mi comunica che mi hanno assegnato 15 ore di supplenza (1 settimana) e chiede di dare conferma della mia disponibilità.. ma come è possibile? ma tutto ora? non poteva succedere 1 settimana fa? sarebbe stato tutto diverso...
E ora mi chiedo..mi richiameranno? mi daranno un'altra supplenza, sperando in una più lunga...
Vedremo.. per oggi sono felice e lusingata.. chissà se le cose stanno cambiando?!!

sabato 20 ottobre 2007

TUTTE LE DONNE DELLA MIA VITA


Uno chef speciale, che organizza menu solo se ispirato da figure femminili importanti.
Davide, un Luca Zingaretti formidabile e affascinante nella sua gestualità sottolineata, durante un'immersione ha un incidente ed è portato in camera iperbolica. Alla notizia "tutte le donne della sua vita" accorreranno in quella casa di Stromboli che tutte hanno vissuto e di cui tutte hanno goduto. C'è Diletta (la mamma) con il suo gattino e il suo segreto; Isabella e suo figlio Giovanni; Monica, Tommy e Rodolfo (nuovo compagno e vecchia conoscenza di Davide) e Stefania con tutte le sue manie e quel piccolo bimbo che cresce nel suo grembo.
Davide cucinerà per loro un primordiale couscous dove unico sapore predominante è quello del riccio che rappresenta proprio l'uomo, contrapposto alla figura femminile rappresentato dal sapore del latte.
Film nell'insieme godibile, in cui i veri personaggi ben tratteggiati sono quelli femminili, con le loro manie (Stefania) le loro piccole certezze (Isabella la donna più matura della combricola) e la loro maternità (Monica) capaci di completare e arricchire la vita degli uomini. Un plauso speciale alla bravissima Michela Cescon sempre perfetta in tutte le sue interpretazioni e nella parte della "bipolare" sublime. Unica vera nota dolente la colonna sonora troppo provinciale e troppo ruffiana.
VOTO:6

giovedì 18 ottobre 2007

TACCHIA A SPILLO


Come locandina ho scelto questa, non quella usurata vista qui dalle nostre parti intorno al 1991. Sui film di Pedro Almodovar potrei dilungarmi ore e ore, è stato forse il mio primo vero amore, ma cercherò di limitare tutta la mia foga. Entrando nel merito di questo film.
Becky del Paramo, una famosa cantante degli anni'60, torna a Madrid dopo molti anni di assenza. Ha così occasione di rivedere la figlia Rebeca, che a sua insaputa molti anni prima, aveva ucciso il patrigno che voleva impedire alla moglie di tornare a calcare la scena e impedirle di continuare la carriera nel mondo dello spettacolo.
Le due donne non si vedono da quindici anni, ma la figlia, sin da piccola, nutre un'ammirazione smisurata per la madre, che però assume dei connotati differenti in seguito alla vicinanza di quest'ultima. Rebeca è diventata una giornalista televisiva: lavora per una emittente privata il cui proprietario, Manuel, è diventato suo marito. Becky con stupore scopre che il genero è stato un suo vecchio amante. I 3 si recano in un locale dove si esibisce Femme Letal, un imitatore di Backy. Al termine dello spettacolo l'artista fa l'amore con Rebecca, intanto Manuel cerca di sedurre sua suocera Becky (no tranquilli parlo sempre di questo film e non di una puntata di Beautiful). Manuel continua a sedurre Becky e un giorno Rebecca ritrova suo marito morto nella loro casa in campagna. Fino a questo punto il film è come se avesse fatto una lunga presentazione dei fatti, giungendo solo ora al nocciolo del film stesso: l'omicidio. Il giudice Dominguez è certo che a commettere l'omicidio potrebbero essere state Rebecca o Becky; la prima perchè insistentemente respinta dal marito, la secondo per il motivo esattamente opposto.
Proseguire nel racconto vorrebbe dire svelare troppo e il gusto di questo film è dato proprio dalla sua imprevedibilità e, diciamolo anche, eccentricità.
Tacchi a spillo è un film sulla morale, difende innanzitutto quella individuale dei suoi personaggi e le ragioni che li fanno agire andando contro la morale comunemente accettata oggi. Le protagoniste sono due donne dai tratti forti; sono imperfette, complesse e per nulla rinunciatarie. Vi sono 2 scene sublimi : la prima quella in cui Becky ritrova il suo pubblico a teatro; la seconda invecequando Rebeca confessa sè stessa alla madre nel tribunale messo a disposizione del giudice Dominguez. Rebeca durante tutto il film fa ben 4 confessioni e tutte ugualmente vere e sinonimo di massima sfaccettature del suo personaggio. Questo film è quello che più assomiglia ad un melodramma (anche se con commistione col genere musical). Come melodrammma questo film è molto dialogato, è indubbio che qui l'azione passa attraverso le parole: vi sono 2 omicidi, ma non si vedono. In realtà non vi sono altri modi di esprimere il dramma, la tensione il dolore che non attraverso la parola. Immenso come film, sempre sui generis, anzi sempre sè stesso, sempre autoriale.
VOTO:8

mercoledì 17 ottobre 2007

LEZIONI



Bene, oggi salgo in cattedra e terrò un piccolo corso di 25 ore. Il mio modulo sarà ALFABETIZZAZIONE, ossia, avrei dovuto insegnare la lingua italiana a delle donne straniere che aspirano a diventare "dama di compagnia" (è questo il corso in cui rientrano le mie ore di lezione) e invece ci sono solo 3 partecipanti straniere. Ho dovuto ripiegare il mio modulo, l'ho rimaneggiato e spremendomi le meningi ne è uscito uno un po' diverso. Ora parlerò di COMUNICAZIONE-LINGUAGGIO-SOTTOCODICI-LINGUAGGI SETTORIALI.
Forse così è un po' meglio e forse è anche meno complicato per me.
Alle 9 la mia prima lezione, quindi vado a prepararmi...
Pensare che questo forse, se non riesco ad entrare nella scuola, dovrebbe essere il lavoro che farò per tutta la mia vita..

domenica 14 ottobre 2007

SETTEMBRE


Minimal questo film di Woody Allen, il grande assente.
In una villa di campagna, in una cittadina del Mid-west, mai nominata, si ritrovano madre e compagno, figlia (Lane) e amica (Stephy) e 2 pretendenti (Haward e Peter). I rapporti sono tutti incerti inizialmente, tra Lane e Peter sembra esserci qualcosa di più di una amicizia, annebbiato un po' dalla presenza ingombrante della madre di Lane che tallona Peter perchè le scrivi la sua biografia; tra Staphy e Haward sembra esserci un profondo rapporto. Ma dopo una serata costretti in casa da un forte temporale e dal black out dell'elettricità, le verità cominciano ad affiorare. Ognuno custodisce un segreto che ribalta le situazioni di partenza. Senza svelare troppo del film i personaggi sono tutti innamorati della persona sbagliata e fra tensioni e confessioni, ci conducono a un finale dove comunque ogni cosa resta come prima. Lo schema è quello classico della tragedia: situazione iniziale, precipitazione di essa a causa di un annodamento della vicenda e infine ritorno alla quiete, che in questo film coincide esattamente con il punto di partenza. Ad essere diverso però è la consapevolezza di aver rivelato a se stessi di sapere qual'è la Verità.
Un film che si svolge nell'arco di una serata, un film giorato tutto in interni, in cui le mura di casa fungono da spazi comuni e personali, e da confine del film stesso. In questo film c'è un perfetto incrocio tra le singole storie personali che si intrecciano tra loro.
Woody Allen è assente e con lui le strade della sua New York, che comunque aleggia nel racconto di questa storia che come un fantasma fa sentire il peso della sua presenza pur se effimera.
In tutti i film in cui Allen non recita, il regista utilizza la "casa" come mezzo per poter entrare nelle vite degli uomini, e solcandone le porte, gli viene concesso di mostrare (e si badi bene solo mostrare) le vite quotidiane.
La regia di questo Allen non è invisibile, ma di sicuro non è nervosa e sincopata come in quella di Mariti e Mogli, qui sembra tutto più fluido. L'idea dell'incertezza dei personaggi e dell'evoluzione zoppicante delle loro storie, viene espressa attraverso la morfologia della casa, piena di spigoli e di angoli. La presenza di Allen è tutta nella sceneggiatura di questo film, impreziosita da temi tipici alleniani, i rapporti umani, la fragilità dell'uomo e dei rapporti stessi, e poi piccoli elementi di storia che rappresentano l'autorialità di Allen, l'interesse per l'arte (Lane e Peter sarebbero dovuti andare a vedere l'ultimo film di Kurosawa) la tematica del Macchartysmo e infine la New York vocheggiata come curatrice dell'animo e soluzione finale.
VOTO: 7

venerdì 12 ottobre 2007

MICHAEL CLAYTON


Un uomo per bene, in una bisca clandestina ha accumulato ben 75 mila dollari di debito a causa di un investimento non andato bene. Subito dopo viene chiamato da un collega per "sistemare" una questione un po' losca. Micheal Clyton fa questo per mestiere, l'aggiusta guai e dovrà fare ciò anche con un suo collega, un avvocato dello studio legale per cui lavora. Ma nel cercare di aggiustare la "bravata" commessa scoprirà le motivazioni che l'hanno portato a quell'atto. La grande multinazionale che difendono ha immesso nel mercato un prodotto nocivo all'ambiente, che ha portato alla morte di molte persone nel mondo. Ma lo scaltro Clooney vendicherà l'amico sacrificato dalla multinazionale e porterà a galla la verità.
Questo legal-movie non mi ha convinto affatto. E' assolutamente piatto, senza tensione ne colpi di scena. Tutta la pellicola si affida a quel titano di Clooney che tra un ammiccamento e un altro fa scorrere i minuti di questo quasi interminabile film. I personaggi di questa sceneggiatura sono tutti ben tratteggiati, quello di Micheal Clyton ha molto spessore, mostrandoci informazioni che spaziano dalla situazione familiare di padre separato; alla storia personale del debito a causa del fallimento del bar aperto col fratello; al rapporto con i superiori. Anche il resto dei personaggi non sono aliatori ma hanno tinte piuttosto calcate. Carina l'idea circolare del mostrare il futuro, tornando al passato per poi ricollegarsi al presente, e il cerchio si chiude
VOTO: 5

martedì 9 ottobre 2007

COLLATERAL


Ieri sera facendo zapping senza sapere esattamente cosa aspettarmi dal palinsesto televisivo ho avuto questo piacevole sorpresa. Mi sono imbattuta in Collateral. Era da tempo che volevo rivederlo, per fortuna nel 2004 ebbi la grandiosa idea di andarlo a vedere al cinema, e hanno esaudito il mio desiderio.
Un tassista, Max, diligente inizia il proprio turno accompagnando una splendida donna, procuratrice a lavoro, i due si piacciono subito e la ragazza decide di dargli il proprio bigliettino da visita per rivedersi. Subito dopo questa corsa sale sul taxi un uomo, straniero, brizzolato e dall'aria fine, Vincent, che gli offre ben 700 dollari per rimanere con lui tutta la notte e accompagnarlo nei suoi vari spostamenti. Ha inizio la corsa ed è l'inizio della fine. L'uomo tanto elegante è in realtà un killer di professione, giunto in città per far fuori le vittime prescelte. Tra i due si crea un rapporto giocato tutto sulle differenze, a cominciare da quella visiva d'impatto: bianco/afro-americano (per la political correct); elegante e distinto/casual e "normale"; realizzato/in cerca di realizzazione; spietato/estremamente sensibile; cinico/sognatore e oltre.
Ma il filo che lega i due si rinforza quando la polizia è convinta che Vincent ha il corpo di Max, solo un poliziotto più acuto capisce l'equivoco, ma poco riesce a fare perchè viene ucciso dal vero Vincent. Max riesce a sfuggire dalle grinfie di Vincent ma è costretto a ritrovarlo perchè l'ultima vittima prescelta da Vincent è la donna dell'inizio.
Un action movie che si svolge nell'arco di una notte e che ci fa percorrere in lungo e in largo la città di Los Angeles, mostrandoci i volti più vari di questa città, la zona ispanica, quella cinese, quella del centro con gli uffici del procuratore. E' un film da varie sfaccettature, che cerca di mostrare in pieno tutto e il contrario di tutto, io penso che la forza di questo film sia proprio la sua estrema varietà di personaggi (l'opposizione tra i protagonisti), le ambientazioni.
Ovviamente Micheal Mann non è un principiante e non si può far altro che ammirare l'eccellenza della fotografia, delle musiche e ovviamente una sceneggiatura che non ha pecche. La cosa che adoro in Mann è la capacità di girare scene in luoghi affollati. Da antologia la lunga scena nella discoteca, resa ancor meglio da una musica incessante e martellante.
VOTO: 8

sabato 6 ottobre 2007

LA RAGAZZA DEL LAGO




Un opera prima di Andrea Molaioli questo "La ragazza del lago".
Una bambina mentre torna a casa viene avvicinata da Mario, un ragazzo cresciuto fisicamente ma non mentalmente, che le mostra i suoi conigli e le racconta una favola sul lago che si trova vicino alla piccola città in cui abitano. Nel lago vive un serpente gigante (reminescenza felliniana da La Dolce Vita) che in un certo periodo dell'anno riemerge e se qualcuno prova a fissare i suoi occhi si addormenta per sempre.
Mario e la bambina custodiscono un segreto. Il serpente ha colpito una ragazza del paese, trovata riversa sulle sponde del lago. Ad investigare nel piccolo paesino del Friuli un commissario napoletano, un Toni Servillo tanto distaccato e glaciale nel modo di lavorare ma altrettanto caloroso come solo un napoletano con la sua parlata e nel suo modo di agire sa essere.
Tutto il film è giocato sulla risoluzione di questo omicidio molto atipico visto che la vittima non ha opposto resistenza e si è lasciata morire.
Senza voler svelare nulla di questo trillher, il film trova nell'attore protagonista Tony Servillo, uno dei motivi principali della sua riuscita, accompagnato da una sceneggiatura ben scritta capace di delineare perfettamente i contorni del commissario (lasciando spazio persino alla storia personale collegata al motivo del suo trasferimento dalla Campania al Friuli) utilizzando gli altri personaggi come delle comparse che gli facessero da spalla. Gli stessi esterni, con i paesaggi sconfinati della regione, le immagini del piccolo paese friulano appaiono elementi utili alla sceneggiatura per aggiungere ulteriori informazioni alla storia.
La regia di Andrea Molaioli è molto particolare. Per certi versi non è troppo scorrevole è estremamente curata ma talvolta sembra essere fin troppo forzata (in modo particolare durante il ritrovamento del corpo della ragazza) come un meccanismo che a volte finisce per incepparsi. E ad aumentare questa sensazione è l'uso di musiche "elettriche e distorte" spropositato.
Un'ultima nota, a favore ancora una volta, riguardano le immagini. Lo schermo sembra proiettare l'immagini di un quadro che gioca sui contrasti del verde dei boschi, il trasparente dell'acqua, l'azzurro del cielo e il perlaceo della pelle della ragazza.
VOTO:7

martedì 2 ottobre 2007

RITORNI

Dopo poco più di un mese e un anno in più sulle spalle ritorno sul mio blog.
L'unica novità importante che ho è il mio ri-entro all'università. Alla mia veneranda età (26) dopo un'esperienza di servizio civile senza seguito con i ragazzi audiolesi, torno a studiare.
Scienze della Formazione Primaria, per poter diventare fra 3/4 anni maestra di scuola elementare...che dite sbaglio? Nuovamente studentessa avrò molto tempo da dedicare al mio blog...spero, anche se i miei 27 esami e 400 ore di tirocinio e 200 di laboratorio mi impensieriscono e non poco..

sabato 1 settembre 2007

ROMANTICISMO IMPERANTE

foto1
foto2
foto3
Anche se il giusto scenario, la giusta atmosfera non guasta...
Anzi rende ancora più magica la tua piccola esperienza

PERLE DI SAGGEZZA






forse la cosa più bella delle vacanze non è il luogo ma la persona con cui si si sceglie di partire...

domenica 26 agosto 2007

COMPAGNI DI SCUOLA



Dopo Il grande freddo anche in Italia si fa un' esperienza tipo quella americana: ex liceali che rincontrandosi quindici anni dopo fanno un punto su quelli che sono stati , quelli che sarebbero voluti diventare e quelli che sono diventati. L'occasione è la rimpatriata organizzata da una compagna di classe esattamente quindici anni dopo l'ultimo anno del liceo. Questi anni hanno allontanato la classe e durante l'incontro sfilano "persone nuove": Nancy Brilli professione mantenuta di lusso, Massimo Ghini sinistro onorevole, Athina Cenci psicoanalista con nevrosi, Christian De Sica showman fallito, non manca l'immancabile zimbello della compagnia con Fabi Traversa, Angelo Bernabucci romanesco verace, Maurizio Ferrini inguaribile goliardo, Eleonora Giorgi separata inquieta per natura, Isa Gallinelli amica petulante... In ritardo e per ciò destinato a vittima sacrificale dall'intero gruppo Verdone detto “il Patata”. I Compagni di scuola sono un po' falliti e un po' arrivati, delusi e tristi, insicuri e tronfi, tutti salvo poche eccezioni sono incapaci di volare alto e rimangono legati a piccoli giochi meschini e sono pronti a riannodare vecchie rivalità e nuovi abusi. Il regista Verdone li osserva con voluto distacco senza parteggiare per nessuno o essere malevolo per qualcun altro. Il riso si fa amaro in primo piano il tempo che ci cambia e ci rovina, togliendoci di ingenuinità, capacità di stupirci, di scoprirci. E dopo l'inevitabile bagno notturno e una ritirata felliniana all'alba, ciascuno riprenderà la sua strada con qualche speranza o qualche amarezza in più.
Verdone in questo film ha abbandonato i personaggi macchietta che lo avevano reso famoso fino ad allora, mette in scena personaggi più complessi e con più spessore. In questo film si sorride di riso amaro, ci si può riconoscere e ci si può accettare o detestare. Verdone ha saputo dare un nuovo indirizzo al genere "commedia all'italiana".
VOTO: 7

venerdì 24 agosto 2007

QUALCOSA DI CUI....SPARLARE



In una cittadina nell’America del Sud una giovane donna di nome Grace (Julia Robertas) mentre si prepara per iniziare una lunga giornata si dimentica in casa la figlia, solo la quiete in macchina le fa ricordare che “manca un pezzo”. Campanellino d’allarme di una situazione già critica che peggiorerà quando involontariamente, con la figlioletta in macchina, scopre il marito (Dannis Quaid) che, memore del suo glorioso passato, (a scuola veniva chiamato “lo stallone”) non perde il vizio e la tradisce con una ragazza mozzafiato. Grace non perderà l’occasione di fargli una scenata di gelosia e rabbia in strada e in camicia da notte.
E da qui inizia il viaggio alla scoperta di se stessa di Grace, in cui scoprirà che pur essendo lei grande, quella struttura patriarcale tipica del sud, la rende ancora “succube” di un padre che vorrebbe essere padrone. Ma la sua forza e il suo coraggio saranno travolgenti e saranno il liet motiv di una piccola rivoluzione di famiglia in cui verranno ridisegnate tutte le gerarchie.
Un film lievemente femminista in cui però la donna viene descritta come nevrotica e l’uomo come uno stallone lucido e pronto a ricominciare. Questi erano ancora i tempi in cui una commedia faceva ancora ridere era spiritosa ed intelligente. Il film è reso ritmato e vivo dall’intreccio di più storie: quella tra J Roberts e D. Quaid , quella tra G. Rowlands e R. Duvall (genitori di Grace) e il concorso di cavalli.
VOTO: 6,5

mercoledì 22 agosto 2007

HARRY POTTER E LA PIETRA FILOSOFALE


E così anche io ho iniziato, in questi pomeriggi di fine estate, ad intrattenermi con la saga degli Harry Potter. Il primo, ovviamente introduttivo, ci conduce nel "magico" mondo di Harry, prima orfanello tenuto da zii che non lo amano troppo e senza amici, poi ad undici anni e aiutato da Hagridih, riesce ad entrare nella Scuola di Magia di Hogwartz. Qui la sua fama lo precede, e tutti tra professori e alunni (vecchi e nuovi) lo conoscono. Impara di pozioni magiche, incantesimi e l'innato coraggio e drestezza con la scopa, lo fanno diventare il "ricercatore" più giovane di tutti i tempi nel gioco del Quiddich. Ma un intrigo metterà alla prova Harry e i due compagni di (dis)avventure. Senza svelare tutti i segreti della prima tappa della storia di Harry, si può dire che in questa prima pellicola molto si è detto sulla famiglia di Harry, e sulla mnascita delle sue amicizie nella scuola. Questo è più che altro un film di preparazione per i successivi sequel. E per iniziare questo Harry sembra un po' un meltin pot di storie già lette ed eroi già visti: come Oliver Twist è orfanello, come cenerentola viene maltrattato dalla famiglia in cui vive e come tutti i bimbi va a scuola (anche se quella di magia). La stessa scuola scimmiotta un po' le famose università anglo-americane. La sequenza che ho adorato più di tutto è stata la partita a scacchi, visivamente perfetta. Il personaggio che ho amato di più ovviamente Ronin dalla battuta pronta e pungente. Ovviamente avrei voluto sopprimere Ermione, ma presumo che sia proprio quello il ruola di sta ragazzina saputella.
VOTO: 6,5

domenica 19 agosto 2007

FRENCH KISS


Ok lo ammetto in estate non do proprio il meglio di me, però ho voluto ri vedere un film che mi ha accompagnato durante la mia adolescenza, avevo 15 anni quando l'ho visto la prima volta e volevo vedere che effetto faceva rivedendolo. Ancora una volta L. Kasdan. Ovviamente siamo ben lontani dal film precedente "Il grande freddo" ma anche sta volta si destreggia bene. E dalla "commedia-generazionale" passa alla "commedia di genere", utilizzando qualche luogo comune ma reso più simpatico dei buoni attori. Kate (Meg Ryan), prossima sposina, deve immediatamente raggiungere il fidanzato in Francia se vuole cercare di recuperare il suo rapporto col prossimo sposo che nella "città dell'amore" si è innamorato di una francesina sexy che gli ha fatto perdere la testa. Nell' aereo del destino trova un affascinante Luc (Kevin Kline) che, coi suoi modi da perfetto gentil uomo, cercherà l'aiuto "inconsapevole" della donna per trasportare una pianta di vite dall'America in Francia e in seguito per il furto di un coillier che servirà all'uomo per comprare la terra. Dopo un susseguirsi di faccine spudorate, gag divertenti, equivoci e piani di seduzioni accade l'inevitabile. Il progetto di Kate di riportare a casa il suo promesso sposo, va in fumo.
Inevitabile l'happy ending per questa etolica-commedia, forse una delle prime del genere. Il film ha parecchi pregi, in primis un ottimo cast a partire dalla bravissima Meg Ryan che impreziosisce il suo personaggio con tutte quelle facce buffe e simpatiche che solo a lei riescono, poi c'è la vecchia conoscenza Kevin Kline perfetto nel suo ruuolo da ladro gentil uomo e seduttore impotente, e poi c'è un commisario di polizia d'eccezione Jean Reno. Altro pregio di questo film, oltre gli scenari da sogno di una Francia tutta viti-campagna-formaggi, è una buona colonna sonora che può contare anche su un bravissimo Kavin Kline.
E' una comeddia di dodici anni fa però è ancora molto carina e godibilissima nel suo genere.
VOTO: 7

sabato 18 agosto 2007

IL GRANDE FREDDO



Sette amici dell’università del Michigan si riuniscono dopo più di una decina d’anni per la morte prematura e “voluta” di uno dei ragazzi del gruppo.
Il luogo d’incontro è la casa di campagna dei coniugi Sarah e Arold (l’unica coppia dell’università rimasta ancora in piedi) dove si tiene il funerale (dato che il suicidio è avvenuto proprio in quella casa) e dove gli altri della banda decidono di passare il fine settimana. Questi due giorni sono l’occasione per parlare di qualsiasi cosa, per ritrovare quella confidenza, quella amicizia che tanto li legava tempi addietro e che le vite di tutti giorni aveva diviso drasticamente. Tutte quelle questioni rimaste in sospeso verranno chiarite durante la permanenza e tra una cena e una discussione da brilli la compagnia avrà modo di riflettere su ciò che si è stati e ciò che si è diventati. Tante le carte giocate da L. Kasdan, gli ex contestatori sono ora diventati medico, imprenditore, giornalista, attore, casalinga e soldato di Vietnam ora impotente e spacciatore.
Infondo si può definire questo un film generazionale, in cui gli “ex studenti de ’68” fanno i conti con le dimostrazioni passate e gli ideali dell’epoca oltraggiati dalle vite che oggi conducono, col “come siamo” e “come avremmo voluto essere”, e soprattutto riflettono sul fatto che anche quella dei sessantottini è stata una moda. Motivi sociali e motivi musicali si susseguono in un tutt’ uno che gode ora dell’uno ora dell’altro elemento rendendo nel complesso il film ben riuscito. Il regista Lawrence Kasdan si concede persino un auto-citazione de “I predatori dell’arca perduta” di cui è sceneggiatore. Gli attori po sono da urlo, c’è una affascinantissima Glenn Close, Tom Berenger, William Hurt, Jeff Goldblum, Kevin Kline e per un nano secondo appare pure Kevin Costner (è l’amico suicidato che viene vestito e pettinato).
VOTO: 7

mercoledì 15 agosto 2007

NOTTI INSONNI


La malinconia ha le onde come il mare
ti fa andare e poi tornare
ti culla dolcemente
la malinconia si balla come un lento
la puoi stringere in silenzio e sentire tutto dentro
è sentirsi vicini e anche lontani
è viaggiare stando fermi
è vivere altre vite
è sentirsi in volo dentro gli aereoplani
sulle navi illuminate
sui treni che vedi passare
ha la luce calda e rossa di un tramonto
di un giorno ferito che non vuole morire mai
sembra quasi la felicità,
sembra quasi l’anima che va
il sogno che si mischia alla realtà
puoi scambiarla per tristezza ma
e’ solo l’anima che sa
che anche il dolore servirà
e si ferma un attimo a consolare il pianto
del mondo ferito che non vuol morire mai
e perdersi tra le dune del deserto tra le onde in mare aperto
anche dentro questa città
e sentire che tutto si può perdonare,
che tutto è sempre uguale
cioè che tutto può cambiare
è stare in silenzio ad ascoltare
e sentire che può esere dolce
un giorno anche morire
nella luce calda e rossa di un tramonto
di un giorno ferito che non vuole morire mai
sembra quasi la felicità
sembra quasi l’anima che va
il sogno che si mischia alla realtà
puoi scambiarla per tristezza ma
è solo l’anima che sa
che anche il dolore passerà
e si ferma un attimo a consolare il pianto
di un amore ferito che non vuole morire mai

Because the night / I 2 volti del ferragosto






take me now baby here as I am
pull me close, try and understand
desire is hunger is the fire I breathe
love is a banquet on which we feed
come on now try and understand
the way I feel when I'm in your hands
take my hand come undercover
they can't hurt you now,
can't hurt you now,
can't hurt you now
because the night belongs to lovers
because the night belongs to us
because the night belongs to lovers
because the night belongs to us
have I doubt when I'm alone
love is a ring, the telephone
love is an angel disguised as lust
here in our bed until the morning comes
come on now try and understand
the way I feel under your command
take my hand as the sun descends
they can't touch you now,
can't touch you now,
can't touch you now
because the night belongs to lovers
because the night belongs to us
because the night belongs to lovers
because the night belongs to us
with love we sleep
with doubt the vicious circle
turn and burns
without you I cannot live forgive,
the yearning burning
I believe it's time, too real to feel
so take me now,
take me now,
take me now
because the night belongs to lovers
because the night belongs to us
because tonight there are two lovers
if we believe in the night we trust
because tonight there are two lovers
because the night belongs to us
because the night belongs to lovers
because the night belongs to us

domenica 12 agosto 2007

AMERICAN DREAMZ


Tanto per passare un paio d’ore in assoluto relax, ho deciso di riprendere a guardar film (dopo essermi sparata in un mese circa tutte le 6 serie di Sex and the City). Ho optato per un film d’intrattenimento, di quelli in cui puoi spegnere il cervello e lasciarti trasportare dalle facili battute e dalle inquadrature simpatiche. Scelto American Dreamz di Paul Weitz. Tre storie: Presidente degli Usa rieletto che decide di “farsi una cultura” e inizia a leggere quotidiani e manuali di storia; kamikaze afgano in preparazione con la fissa per i musical e la “cultura” americana in genere; biondina lolita sfacciata e dignitosamente provocante, disposta a tutto pur di diventare famosa. L’incontro perfetto? Il programma televisivo American Dreamz (ricalco del vero programma televisivo American Idiol) condotto da un Hugh Grant in splendida forma. Il Presidente degli Usa Dannis Quaid è convinto dai suoi collaboratori di partecipare al programma come giudice, in quanto il programma rispecchia esattamente il target dei suoi elettori: medio-basso, e rispecchia esattamente il suo programma politico: populista; il finalista kamikaze lotta con se stesso e la propria cultura : ammazzare o non ammazzare il presidente; la biondina canterina che trae profitto da tutta la situazione.
Il film cerca di far satira sulla società americana, talvolta scendendo in dei luoghi comuni spaventosi, tipo la caratterizzazione dei personaggi, e cerca, attraverso l’intreccio, di dare più ritmo e comicità alla commedia. Tutto sommato è un buon film per l’estate, simpatico e sufficiente: sufficientemente demenziale, sufficientemente ridicolo, sufficientemente riuscito.
Il linguaggio utilizzato è molto televisivo, la stessa scelta di fotografia utilizza colori molto accesi e sfondi netti e definiti.
VOTO: 6+

sabato 14 luglio 2007

NEW YORK, NEW YORK


La fine della seconda guerra mondiale viene festeggiata con una grande festa in stile americano, in cui i soldati i comandanti e tutti gli uomini d’armi, si ritrovano in grandi sale da ballo alla ricerca di donne da abbordare. È questo il caso di R. De Niro, Jimmy che punta una donna, L. Mannelli, Francine e cerca di conquistarla. Inizialmente la donna non si lascia convincere dalla sfacciataggine dell’uomo, poi è costretta a cedere al suo fascino. Tra i due non solo nasce attrazione fisica ma diventano anche colleghi di lavoro, lui dirige l’orchestra in cui la donna canta. L’unione tra Francine e Jimmy si rinsalderà col matrimonio, ma con l’inizio del tour che li vede protagonisti, incominciano ad emergere i primi dissapori tra i due. De Niro estremamente geloso ed orgoglioso della propria virilità, la Mannelli consapevole del proprio valore artistico. La notizia dell’attesa di un figlio dividerà concretamente la coppia, Francine decide di tornare a New York per riposare e star tranquilla, Jimmy continuerà il tour ma sarà costretto ad andarsene presto, perché senza Francine l’orchestra non funziona. Ritornando a New York Jimmy sarà costretto a ripartire da zero, cantando ad Harlem con un gruppo di amici di colore, mentre Francine è diventata una star della radio, alla quale è stato proposto un contratto discografico. La competizione tra i due e la netta vincita della donna saranno il motivo definitivo della rottura della coppia. Solo dopo molti anni i due si rincontreranno, quando Jimmy sarà riuscito ad eguagliare il talento e la fortuna di Francine, per la quale aveva scritto la canzone New York New York. Nell’ultima scena Jimmy cercherà di mettere in atto la sua teoria della “grande armonia” impugnando tra le mani successo nella musica, soldi e amore, cercando di riconquistare Francine. Ma la donna non cederà alle sue avance e proseguirà la sua strada senza di lui.
Un musical firmato Martin Scorsese, un De Niro che per la parte ha imparato persino a suonare la tromba, e la MInnelli che è se stessa nella pellicola. Un film di grandi attori che mette in luce la forza di quel sogno americano che animava tutti gli uomini dell’epoca, e che fa da connettivo di quella parte di storia. Un film rafforzato dalle musiche e dai suoi testi.
VOTO: 6,5

INLAND EMPIRE



Dell’ultimo film di David Lynch è quasi impossibile decifrarne la trama, o meglio, poiché io penso che in questo film non ci sia nemmeno uno straccio di canovaccio, preferisco non parlare di trama, ma al massimo, di una idea iniziale.
Laura Dern è una attrice che ha appena vinto una parte per un film a dir poco “maledetto”. Remake di un film iniziato nell’Europa dell’Est e mai terminato, a causa di problemi improvvisi ed imprevisti agli attori protagonisti. Da qui in poi si perde qualsiasi tipo di tessuto narrativo, le immagini iniziano a prendere piede, a susseguirsi così, senza alcun ordine logico o temporale, lasciando intravedere solo uno strascico di “storia”.
Era già successo che nei suoi film Lynch abbandonava qualsiasi filo temporale, mischiando e confondendo passato e presente in un “nuovo tempo” caratterizzato proprio dall’assenza di tempo. In questo film però tutto è portato alle estreme conseguenze. Non esiste un tempo, né oggettivo né tanto meno soggettivo, entro il quale tutto avviene. Non si può parlare né di tempo della mente, né di tempo del cuore, semplicemente è assente. Così come è assente (come ho già detto) qualsiasi tessuto narrativo, addirittura non vengo nemmeno rispettate alcune “norme” fondamentali, come ad esempio la coerenza dei personaggi. In questo film non vi è alcuna corrispondenza nei personaggi. Si prenda la protagonista femminile, appare prima docile e quasi indifesa, poi scurrile e volgare, poi aggressiva e pericolosa. Questo mostra le innumerevoli vite di ogni uomo, le infinite sfaccettature e da al film un senso di avvolgimento su sè stesso in cui continua ad aprire spazi per nuovi mondi senza riuscire completamente a chiudere quelle precedentemente aperti. Probabilmente rientra tutto in un progetto del regista, ma io penso: un film è inevitabilmente un prodotto che il pubblico consuma. Un film, qualsiasi esso sia, è un’esperienza che chi guarda compie con il film stesso. In un film come questo tale esperienza è praticamente impossibile. Il film ha una vita propria in cui vive e si evolve, ma che non permette a chi lo guarda di avere un dialogo con esso. Come si fa a creare un dialogo con qualcuno che fa di tutto per non farsi capire? Sarebbe un’esperienza metafisica.
Vedendo questo film ho provato proprio questa ostinazione nel non dialogo tra regista-spettatore. Già nei film passati Lynch non spiega (evoca); ma qui ha toccato livelli assurdi poiché non solo non spiega, non racconta neppure. Più che una esperienza per lo spettatore a me sembra un esperimento per il regista e per l’attrice (che tra l’altro è pure co produttrice del film), e quindi non si dovrebbero confondere le acque. Non bisogna lasciarsi andare alla frase ormai usurata del “subire il film”. Io penso che un film è un capolavoro nel momento in cui riesce a dialogare con chi lo sta guardando, quando riesce a creare un ponte, un contatto tra l’occhio di chi l’ha diretto e quello di chi lo sta guardando. Qui si perde tutta quella tensione che aveva caratterizzato Mullholland drive o Strade perdute. Il film è privo di tensione, ritmo. Bisogna però dare atto delle sublimi immagini di cui è composto il film. Questo sembra proprio una summa di tutta la poetica di Lynch, non solo riprende facce, ma anche luoghi, colori (ad es. il blu di Velluto blu, il verde di strade perdute, Il rosso arancione di Mullholland drive) musiche e atmosfere; ovviamente riprende le sue tematiche più care, partendo dal doppio, all'analisi della provincia americana, l'esistenza di più mondi l'uno dentro l'altro. Ma nonostante la magnificenza di queste immagini io ho trovato gli stacchi tra un fotogramma e l’altro molto singhiozzanti, per nulla fluidi. In questo film non ci sono solo stacchi registici e narrativi, ma anche di fotografia. Tutto ciò ha reso il film troppo denso, troppo lento. Troppo.
Questo film per me segna un passo indietro di un regista che a me piace tanto, proprio per la sua capacità di coinvolgere passato e presente, realtà e finzione, in un mondo nuovo, che per quanto inisistente e magico, poteva ancora essere compreso e "vissuto" da chi lo guardava; e non soltanto "subito" come avviene in questo film.

lunedì 9 luglio 2007

ANGOLI DI CIELO


Qualcosa c’è che ti fa paura e rende incerto il tuo volo
sarà l’idea che il tempo si consuma e all’improvviso sei solo
Come un attore hai scelto il ruolo di chi è sicuro di sè

ma sai benissimo che la tua arte è nella parte fragile di te

Cerca angoli di cielo, fantastiche visioni
per dare nuova luce ai tuoi occhi
lasciando entrare tutte le emozioni senza far finta che l’amore non ti tocchi
prendi tutti i suoni dal frastuono di ogni giorno
cerca tra la gente le parole
ama la tua vita, non lasciarla andare
questo è il momento

Perchè non c’è nessuna differenza se vinci o se perdi
quello che conta,che ha più importanza
è essere quello che sei

Cerca angoli di cielo, fantastiche visioni
per dare nuova luce ai tuoi occhi
lasciando entrare tutte le emozioni senza far finta che il dolore non ti tocchi
prendi tutti i suoni dal frastuono di ogni giorno
cerca in ogni notte un pò di sole
ama la tua vita, non lasciarla andare
ora è il momento,
non aspettare

mercoledì 4 luglio 2007

CABARET


Be' siccome sono in vena di musical ho pensato di recensire il padre dei musicall: Cabaret, praticamente un'istituzione.
All’inizio degli anni Trenta Berlinoil crollo della Borsa in America ha conseguenze vistose anche nel vecchio continente e anche in Europa soffia il vento della crisi, ma come un malato che non accetta il proprio male, ci si stordisce di musica e ballo. Stella della compagnia dell’epoca è Sally Bowles, giovane americana dalle forme giunoniche con una voce d’oro, e di forte libertà sessuale. Sally fa amicizia con uno studente inglese suo vicino di casa, Brian, non proprio un latin lover: Sally prende a cuore la causa dell’amico e cerca di porvi rimedio, pur continuando a flirtare con il barone von Heure, attratto anche da Brian, che rivela a Sally le sue propensioni omosessuali. Intanto, il nazismo avanza. Una coppia di amici di Brian e Sally è separata dalle leggi razziali. Sally rimane incinta, ma di chi? Brian parte per Londra, mentre Sally, dopo un aborto, torna a cantare nel cabaret.
Cabaret è una tragi-commedia berlinese e Fosse ha saputo circondarsi di formidabili professionisti: Liza Minnelli esprime a meraviglia il sapore acidulo di una «divina decadenza»; Joel Grey e Goeffrey Unsworth. I fasti morbosi del musical trovano il loro contrappunto in un documento sociale di preciso realismo. Ricostruzione d’epoca di qualità incontestabile, Cabaret vinse molti Oscar: per la regia, l’interpretazione (Minnelli e Grey), la fotografia, la scenografia, il montaggio, la musica.
VOTO: 7,5

COTTON CLUB



Nel mitico Cotton Club, locale jazz degli anni Trenta frequentato nella realtà da artisti del calibro di Duke Ellington, Coppola ambienta questa storia di musica, amore e gangster: protagonista il cornettista Gere, unico bianco a cui viene concesso di esibirsi sul palco tra musicisti rigorosamente neri. Il film coglie il Cotton Club di Harlem negli anni del suo massimo splendore, fra il '28 e il '31, quando i negri non vi sono ammessi se non come cantanti, musicisti e camerieri, la bella società dei bianchi va ad applaudirvi Duke Ellington e le altre star del jazz, e i mafiosi usano i night come base di lancio dei loro delitti. Padrone del Cotton Club è Owney Madden, un piccoletto che ha per socio lo spilungone Frenchy. Tra gli assidui c'è «l'Olandese», che controlla il racket delle scommesse. La sera in cui, travestiti da poliziotti, i killers della banda nemica irrompono nel locale per ammazzarlo, a salvare la vita dell’olandese è Dixie Dwyer, un suonatore di cornetta. Per mostrargli la sua gratitudine, l'Olandese lo prende con sé, e ne arruola anche il fratello. Ma mentre quest'ultimo è subito utilizzato per i traffici più loschi, Dixie ha l'incarico di accompagnare e proteggere Vera, la pupa del gangster. Impresa rischiosa, perché Dixie e Vera si piacciono, e tuttavia compiuta da Dixie con zelo fin quando, stufo d'essere il servo dell'Olandese, si porta in casa la ragazza e se la gode. Il boss è nero dalla rabbia e promette vendetta, anche perché il fratello di Dixie si è a sua volta ribellato, ma nel frattempo Dixie grazie a Owney, il padrone del Cotton Club, ha fatto carriera a Hollywood e nella malavita è spuntato l'astro Lucky Luciano. Sarà proprio lui a far uccidere l'Olandese e prenderà il controllo del Cotton Club e Dixie e Vera decidono di scappare. Lietissimo fine ha anche la storia parallela di Sandman Williams, un ballerino negro di tip-tap che dopo aver fatto ingelosire il fratello col quale danzava è stato perdonato di essersi messo in proprio, e ha potuto coronare il gran sogno di sposare la cantante Lila Rose.
Il film è un omaggio all'età del jazz: accuratissimo nella ricostruzione di luoghi e costumi e perfetta soprattutto la ricostruzione dell'epopea del gangsterismo newyorchese, riassunta nel nightclub leggendario in cui si ritrovarono fianco a fianco banditi e banchieri, divi e sgualdrine: anime perse in abito da sera.
Ottima prova di F. F. Coppola che ha dimostrato di poter girare film di diverso genere sempre con ottimi risultati. Sublime la prova attoriale di R. Gere che decide di non farsi doppiare da un cornettista di professione e si è dilettato con questo strumento. Ovviamente da applaudire la costumista del film che ha reso perfettamente la maniacalità dell'eleganza della moda dell'epoca.
VOTO: 7,5

sabato 30 giugno 2007

CHICAGO



In Chicago la storia è incentrata su due donne, entrambe omicide, l'aspirante diva Roxie (Zellweger) e Velma, star del vaudeville (Zeta-Jones), le quali s'incontrano in carcere. Un attacco ironico e invelenito allo strapotere della carta stampata, Ia storia di Roxie e Velma, le ballerine assassine che in carcere si trasformano in personaggi da prima pagina. La storia si avvicina parecchio ad EVA CONTRO EVA, alla quale strizza l’occhio con la “newcomer” Roxie che scalza Velma dalle prime pagine e che viene a sua volta messa in disparte appena una nuova clamorosa uxoricida si affida alle cure dell’avvocato Billy Flynn. Lo scenario è quello sfavillante del musical, ma un musical in cui i lustrini si sporcano nella polvere e nel rossetto sbavato della strada, in cui la perfezione dei numeri non tenta di assomigliare alla stramba vita. Rob Marshall (all’esordio dietro la macchina da presa, ma con una bella carriera teatrale alle spalle) allestisce numeri fastosi e crudeli e li taglia con un montaggio senza pietà, tra le gambe delle ballerine, su un volto, un braccio, macchina da presa spesso obliqua, che conferisce a tutto un’angoscia incalzante. L’assassina anonima Roxie Hart vede tutta la sua storia, il carcere che la circonda, il processo, come se fossero numeri musicali: ci sono le sei assassine del fantastico Cell Block Tango, l’avvocato che manovra tutti come marionette appese ai fili, il marito ibrido Mr. Cellophane, Ia “donnona” carceriera in lamé (una grande Queen Latifah in When You’re Good to Mama), ancora l’avvocato che rende l’arringa con un martellante e faticoso tip tap, tutti momenti nei quali la struttura coreografica e visiva si saldano con la carica emotiva della narrazione e con la psicologia del personaggio interprete. Su tutti, naturalmente, le molte occasioni delle due protagoniste, una Renée Zellweger perfezionista e perfetta (pare davvero la Ginger Rogers un po’ buzzurra e disarmata dei film non musicali) e una Catherine Zeta Jones che, ballando, cantando e tenta disperatamente di risalire ai favori dei giornalisti e riprendersi il posto d’onore che era sua.
Un film perfetto in cui parte recitata e cantata si fondono perfettamente e fanno “quadrare il cerchio” mettendo in scena personaggi a tutto tondo e storie ottimamente definite, senza lasciare nulla all’immaginazione, tutto scritto.
VOTO: 7,5

venerdì 29 giugno 2007

MARITI E MOGLI



In Mariti e mogli siamo come sempre a Manhattan, e Manhattan è sempre vista da Allen con l'appassionato sguardo che sappiamo. Ormai non è più un paesaggio, ma è veramente un luogo del cuore. La zona scelta dei giardini visti in tardo autunno, svuotati di gente, diventano nel film un angolo purgatoriale, e i personaggi che li attraversano sono anime senza destino. Due coppie di mezza età (Sally e Jack/ Gabe e Jude) si trovano a cena e discorrono della decisione, presa da una di loro (Sally e Jack), di separarsi. A tale notizia e in seguito alle motivazione di tale decisione (stanchezza e voglia di provare qualcosa di nuovo), anche l’altra coppia incomincia ad entrare in crisi, come se la rottura di simili abbia scoperchiato il vaso che le coppie cercano di tenere nascoste a se stesse pur di resistere. Apparentemente la coppia Gabe e Judy (Allen Farrow) sembra non aver problemi, condividere gli stessi interessi, un solo piccolo screzio lei vorrebbe un figlio, lui no. Se la notizia della separazione passa in sordina per Gabe, per Judy è qualcosa di terribilmente difficile da superare. Da qui in poi è questa coppia ad entrare in crisi, resa ancora più evidente dall’interesse che entrambi i coniugi provano per altre persone: lui per una sua studentessa e lei per un collega di lavoro. Le cose, tuttavia, sono destinate a cambiare ancora, rovesciando specularmente la situazione di partenza: Sally e Jack tornano insieme, mentre proprio Gabe e Judy si dividono senza speranza di potersi reincontrare.
Woody Allen ha utilizzato nel film un susseguirsi di interviste rese a un circuito televisivo. L'intervistatore pone spesso domande ai protagonisti, i quali rispondono in proprio o agiscono, ricordano o vivono: certe volte pare che non ci sia un intervistatore a porgli domande, ma un analista, o meglio uno psichiatra. La narrazione, così, sembra subire spasimi clinici, e, insieme, di accortezze da cinefile. Un po' di Nouvelle Vogue, in quell'intervistare, in quel piazzare frontale i personaggi davanti alla camera: e anche un po' di Bergman (citazione voluta di “Scene di un Matrimonio” del regista scandinavo). Woody Allen fa conversazione con il cinema. Nelle prime immagini è strano come la macchina da presa cerchi di nascondersi dai personaggi che vuole registrare, si ha la sensazione quasi di non voler disturbare i discorsi delle coppie, di volersi confondere con l’ambientei per non essere visti. La macchina subisce parecchi sussulti e la visione non risulta molto facile.
In questa commedia di Allen si ride ancora, però a denti stretti e di un riso amaro le battute fulminanti, che non mancano, sono messe in secondo piano dall'inesorabile analisi di sentimenti e comportamenti.
VOTO: 7