giovedì 18 ottobre 2007

TACCHIA A SPILLO


Come locandina ho scelto questa, non quella usurata vista qui dalle nostre parti intorno al 1991. Sui film di Pedro Almodovar potrei dilungarmi ore e ore, è stato forse il mio primo vero amore, ma cercherò di limitare tutta la mia foga. Entrando nel merito di questo film.
Becky del Paramo, una famosa cantante degli anni'60, torna a Madrid dopo molti anni di assenza. Ha così occasione di rivedere la figlia Rebeca, che a sua insaputa molti anni prima, aveva ucciso il patrigno che voleva impedire alla moglie di tornare a calcare la scena e impedirle di continuare la carriera nel mondo dello spettacolo.
Le due donne non si vedono da quindici anni, ma la figlia, sin da piccola, nutre un'ammirazione smisurata per la madre, che però assume dei connotati differenti in seguito alla vicinanza di quest'ultima. Rebeca è diventata una giornalista televisiva: lavora per una emittente privata il cui proprietario, Manuel, è diventato suo marito. Becky con stupore scopre che il genero è stato un suo vecchio amante. I 3 si recano in un locale dove si esibisce Femme Letal, un imitatore di Backy. Al termine dello spettacolo l'artista fa l'amore con Rebecca, intanto Manuel cerca di sedurre sua suocera Becky (no tranquilli parlo sempre di questo film e non di una puntata di Beautiful). Manuel continua a sedurre Becky e un giorno Rebecca ritrova suo marito morto nella loro casa in campagna. Fino a questo punto il film è come se avesse fatto una lunga presentazione dei fatti, giungendo solo ora al nocciolo del film stesso: l'omicidio. Il giudice Dominguez è certo che a commettere l'omicidio potrebbero essere state Rebecca o Becky; la prima perchè insistentemente respinta dal marito, la secondo per il motivo esattamente opposto.
Proseguire nel racconto vorrebbe dire svelare troppo e il gusto di questo film è dato proprio dalla sua imprevedibilità e, diciamolo anche, eccentricità.
Tacchi a spillo è un film sulla morale, difende innanzitutto quella individuale dei suoi personaggi e le ragioni che li fanno agire andando contro la morale comunemente accettata oggi. Le protagoniste sono due donne dai tratti forti; sono imperfette, complesse e per nulla rinunciatarie. Vi sono 2 scene sublimi : la prima quella in cui Becky ritrova il suo pubblico a teatro; la seconda invecequando Rebeca confessa sè stessa alla madre nel tribunale messo a disposizione del giudice Dominguez. Rebeca durante tutto il film fa ben 4 confessioni e tutte ugualmente vere e sinonimo di massima sfaccettature del suo personaggio. Questo film è quello che più assomiglia ad un melodramma (anche se con commistione col genere musical). Come melodrammma questo film è molto dialogato, è indubbio che qui l'azione passa attraverso le parole: vi sono 2 omicidi, ma non si vedono. In realtà non vi sono altri modi di esprimere il dramma, la tensione il dolore che non attraverso la parola. Immenso come film, sempre sui generis, anzi sempre sè stesso, sempre autoriale.
VOTO:8

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