lunedì 8 settembre 2008

ACCORDI E DISACCORDI


Emmet Ray il più grande chitarrista degli Stati Uniti d’America è assolutamente ossessionato da uno zingaro francese Django Reinhardt il migliore di tutti in assoluto. L’unica cosa che li separa è l’amore: Django riesce ad aprirsi e a trasmettere emozioni, le sue, con la sua musica; Emmet è incapace di amare nessun’altro se non la sua chitarra, e questo rende la sua musica di poco inferiore a quella di Django.
Quella costruita da Allen è una storia intervistata. Attraverso i vari racconti su episodi della vita “eccentrica” di Emmet vengono ripercorsi i momenti più salienti. Ovviamente non mancano neppure le contraddizioni e le duplicità di versioni. Tipico di un personaggio che ha in sé un po’ tutti i difetti del genere umano: egocentrico, eccessivo, egoista, beone, arraffone, spendaccione, bugiardo ecc. Nella sua vita non sono mai mancate le donne, ma solo due sono riuscite a rimanergli accanto: Attie una ragazza muta che sapeva capirlo e profondamente innamorata di quel chiacchierone e fanfarone; l’altra Blanch una quasi-scrittrice che per spirito investigativo cerca di scavare nell’animo di Emmet senza mai davvero riuscire a penetrarlo.
Un film di Allen senza Allen. Un po’ strano, anche se qui e là qualcosa del regista si intravede, lo stesso Emmet, non è il suo alter ego, ma per certi aspetti lo ricorda molto. Parte importante del film il jazz e le schitarrate di questi due geni della chitarra.
VOTO: 7

sabato 6 settembre 2008

ADULTERIO ALL'ITALIANA


Dal 1966 una commedia tutta equivoci e risatine.
Franco un ingegnere dell’Italia bene si rivela un marito fedifrago e l’unico rimedio al divorzio è accettare il tradimento della moglie. Ovviamente per l’Italia benpensante dell’epoca è una cosa impensabile, ma Franco e Marta sono una coppia moderna, l’uomo e la donna hanno pari dignità, e un po’ come la legge del taglione occhio per occhio…
Ma la donna è molto più furba di lui, e vuol dargli una lezione memorabile. Sicché tira le cose per le lunghe, prima rimandando la vendetta al giorno in cui avrà trovato un tipo che le piaccia, poi esasperando il marito sino ai limiti della pazzia. Il film è tutto in questa serie innumerevoli di equivoci e di sketch: da un lato nei sospetti e nelle smanie dell’uomo, che cerca di individuare il rivale, e ricostruisce gli indizi più contraddittori sparsi ad arte dalla moglie, dall’altro nei luciferini machiavelli di Marta, che anche oltre il lecito, e sfiorando il sadismo, si diverte nel veder soffrire il marito e nel cacciarlo in situazioni impossibili.
La commedia degli equivoci è qui impreziosita da location di lusso, abiti alto borghesi e una grande patina glam
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VOTO: 6,5

mercoledì 3 settembre 2008

MILLION DOLLAR BABY


Maggy (Hilary Swank) una testarda ragazza di 33 anni aspira a conquistare il titolo nel pugilato. Dopo un corte sfrenata a Frankie (Clint Eastwood) finalmente i due diventano una “coppia”.
La tenacia e la determinazione della ragazza la porteranno in alto e in pochissimo tempo passerà dall’anonimato all’acclamazione, senza mai perdere fiducia nel suo allenatore che cercherà di allontanare il più possibile l’incontro che potrebbe portare Maggy al titolo.
Ma l’incontro di Las Vegas è fin troppo vicino e lo stesso allenatore deve arrendersi e decidersi ad organizzarlo. La fama della sfidante la precede e senza smentirsi, in modo subdolo, sarà l’unica a mettere ko Maggy.
La storia è narrata in prima persona da uno splendido Morgan Freeman (nel film Scrap) ex-pugile allenato da Frankie, diviso tra amicizia e risentimento per l’amico che l’ha condotto verso l’ultimo incontro, ma nonostante ciò lucido analista della storia e della vita personale del suo ex allenatore.
L’alchimia che lega i tre personaggi è fortissima, l’uno rappresenta qualcosa in più per l’altro: non solo un allenatore (Frankie per Maggy), manager (Maggie per Frankie) dipendente (Scrap per Frankie). Ognuno di loro è per l’altro l’ultimo legame con il genere umano, da cui è stato profondamente deluso. Il regista Clint Eastwood e l’attore Clint Eastwood raccontano e mostrano sullo schermo coraggio, forza, tenacia, pudicizia e rigore, senza mai sciabordare, rispettando sempre i contorni netti della perfezione stilistica e registica.
In questo film tante sono gli spunti: il rapporto padre-figlia, l’autanasia e in qualche modo anche la predestinazione. Il pugilato altro non è se non un pretesto per poter parlare di altro: la crudelta dell'esistenza, la generosità e l'amore ritrovato
I tre attori non livellano gli stili, ognuno porta qualcosa di sé, mischiando tutto in uno stupendo dialogo a tre.
Sarà perchè mi affascina il mondo della boxe, sarà perchè il climax creato dal Eastwood è perfetto, ma questo film ha un che di eccezionale.
Voto: 8