domenica 14 ottobre 2007

SETTEMBRE


Minimal questo film di Woody Allen, il grande assente.
In una villa di campagna, in una cittadina del Mid-west, mai nominata, si ritrovano madre e compagno, figlia (Lane) e amica (Stephy) e 2 pretendenti (Haward e Peter). I rapporti sono tutti incerti inizialmente, tra Lane e Peter sembra esserci qualcosa di più di una amicizia, annebbiato un po' dalla presenza ingombrante della madre di Lane che tallona Peter perchè le scrivi la sua biografia; tra Staphy e Haward sembra esserci un profondo rapporto. Ma dopo una serata costretti in casa da un forte temporale e dal black out dell'elettricità, le verità cominciano ad affiorare. Ognuno custodisce un segreto che ribalta le situazioni di partenza. Senza svelare troppo del film i personaggi sono tutti innamorati della persona sbagliata e fra tensioni e confessioni, ci conducono a un finale dove comunque ogni cosa resta come prima. Lo schema è quello classico della tragedia: situazione iniziale, precipitazione di essa a causa di un annodamento della vicenda e infine ritorno alla quiete, che in questo film coincide esattamente con il punto di partenza. Ad essere diverso però è la consapevolezza di aver rivelato a se stessi di sapere qual'è la Verità.
Un film che si svolge nell'arco di una serata, un film giorato tutto in interni, in cui le mura di casa fungono da spazi comuni e personali, e da confine del film stesso. In questo film c'è un perfetto incrocio tra le singole storie personali che si intrecciano tra loro.
Woody Allen è assente e con lui le strade della sua New York, che comunque aleggia nel racconto di questa storia che come un fantasma fa sentire il peso della sua presenza pur se effimera.
In tutti i film in cui Allen non recita, il regista utilizza la "casa" come mezzo per poter entrare nelle vite degli uomini, e solcandone le porte, gli viene concesso di mostrare (e si badi bene solo mostrare) le vite quotidiane.
La regia di questo Allen non è invisibile, ma di sicuro non è nervosa e sincopata come in quella di Mariti e Mogli, qui sembra tutto più fluido. L'idea dell'incertezza dei personaggi e dell'evoluzione zoppicante delle loro storie, viene espressa attraverso la morfologia della casa, piena di spigoli e di angoli. La presenza di Allen è tutta nella sceneggiatura di questo film, impreziosita da temi tipici alleniani, i rapporti umani, la fragilità dell'uomo e dei rapporti stessi, e poi piccoli elementi di storia che rappresentano l'autorialità di Allen, l'interesse per l'arte (Lane e Peter sarebbero dovuti andare a vedere l'ultimo film di Kurosawa) la tematica del Macchartysmo e infine la New York vocheggiata come curatrice dell'animo e soluzione finale.
VOTO: 7

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi manca questo... se vieni da me c'è un quiz che ti può interessare! :)