venerdì 1 maggio 2020

MODERN LOVE

Modern Love - Recensione della serie di Amazon Prime Video — Gogo ...

Una miniserie targata Amazon Prime composta da otto puntate auto conclusive.
Un piccolo gioiello di leggerezza, di riflessione e di riflessi. Questa miniserie è davvero lo specchio di una società multi sfaccettata, difficile da racchiudere in una semplice definizione e dalle tante particolarità e accezioni che ormai sono diventate la regola.
Il regista John Carney recupera un progetto portato avanti dal New York Time che introduce tra le sue pagine una rubrica dedicata alla raccolta delle storie d'amore dei suoi lettori.
E la vita vera è fatta di donne intelligenti, forti e coraggiose che non riescono a trovare l'uomo giusto ma che possono trovare una gravidanza, che per quanto non programmata, rimane la cosa che riempie la vita intera.
La vita vera è fatta di coppie sul punto di separarsi, perchè dai caratteri antitetici, almeno apparentemente, e che attraverso un lavoro di limatura e di psicoanalisi di coppia, riesce a sopravvivere e a rinascere, rapporto che si è fatto più intenso e più maturo nel rispetto delle proprie reciproche diversità.
La vita vera è fatta di una coppia gay con un forte senso di genitorialità, che si affida ad un programma, come tanti in America, che realizzano questi sogni.
Senza spoilerare oltre, il tema centrale sono i rapporti umani in tutte le sue forme, le sue sfumature, viste senza alcun occhio inquisitore o censore. L'amore è amore e purtroppo (o per fortuna) in una società in cui la categoria della normalità non esiste più, è saltata, si adegua anche lui: l'amore.
Piccole storie quotidiane in cui ogni spettatore può riconoscersi o può conoscere qualcosa di lontano dalla propria di realtà. 
La serie è godibilissima fondandosi su una sceneggiatura snella e che punta all'essenziale, senza inutili fronzoli e un cast dai nomi sensazionali del calibro di Andy Garcia, Anne Hathaway, Cristian Milioti. 
VOTO 8

venerdì 24 aprile 2020

LA BELLE EPOQUE
Poster La belle époque
Una commedia delicata, pungente ma delicata sull'amore, sul tempo, sul tempo del perdersi e di quello per e di ritrovarsi.
Victor e Marienne sono sposati da molti anni e proprio questo tempo ha mostrato ai due coniugi le loro divergenze, e distanze che tra i due si sono create.
Lui, Victor, disegnatore e fumettista cinico (apparentemente), nostalgico e introverso, talmente legato al passato da rimanere disoccupato piuttosto che accettare un lavoro che non sia "tradizionale" e che non si possa svolgere con matita e foglio.
Lei, Marienne, psicoanalista ed estroversa votata al digitale, al virtuale e al futuro.
La distanza che li divide è il tempo che li separa, da qui l'inevitabile rottura della coppia con l'allontanamento immediato del marito. 
nel momento giusto arriva la proposta dell'agenzia Time Traveller che permette di "mettere in scena delle scene" del passato.
Victor non ha dubbi: una sera di maggio del 1974 in un caffè di Lione dal nome "La Belle Epoque", quando per la prima volta si imbatte in quella che sarebbe diventata la sua futura moglie.
questo film è una bellissima messa in scena di una storia d'amore e delle sue evoluzioni, del suo perdersi, allontanandosi e del poi sapersi ritrovare tra finzione e realtà.
La memoria, l'amore e il tempo questi i tre temi intorno al quale gira il film in una sorta di giostra fatta di continui sali e scendi. 
Forse è vero che l'amore non ha tempo, sapersi ri-conoscere dopo tanto e sapersi ri-scegliersi è la chiave di tutto.
VOTO: 7.5

mercoledì 22 aprile 2020

DEA FORTUNA

Dopo tantissimo tempo (non so neppure io quanti anni) torno al cinema e soprattutto torno a parlare di cinema. ma questo è uno di quei film di cui vorresti parare a lungo, che ti ispirano, che ti riempiono il cuore, che vorresti vedere e rivedere per apprezzarne ogni singola battuta di ogni singolo attore e cogliere tutte le sfaccettature caratteriali di ogni singolo attore.
Come sempre ci ha insegnato Ozpetek la vita è CORALE.
Non si vive da soli ma ci si cerca e lì dove manca la famiglia (per svariati motivi, fossero per lontananza geografica o per lontananza di idee e vedute) ci si crea una nuova famiglia fatta di persone "come noi" o completamente diverse da noi ma con un cuore gentile che sappia cogliere la nostra meravigliosa essenza. Una famiglia particolare quella dei due protagonisti interpretati da un magnifico Edoardo Leo (l'idraulico macho e tutto fare) e Stefano Accorsi (il traduttore raffinato e colto) a cui piace celebrare le proprie feste e quelle dei propri amici nella loro magnifica casa in un bellissimo quartiere di Roma. All'improvviso torna da lontano una vecchia amica con due figli, i quali verranno lasciati in custodia alla coppia di amici, il tempo necessario a che lei possa fare tutti i controlli medici adeguati per capire cosa le stia succedendo. 
Da qui il percorso personale e come coppia di Leo/Accorsi inizia a subire i primi colpi, le prime battute di arresto. Vengono scoperchiati i vari vasi e le vecchie "omissioni" diventano delle nuove "ammissioni" di colpa. Come in tutte le storie degli innamorati l'allontanamento è seguito dal superamento di un grosso ostacolo che in un primo momento mette a repentaglio la coppia stessa poi diventa il modo per ricongiungersi ed essere più uniti e forti di prima.
Personalmente ho adorato questo film e ancora adesso nel pensarci mi vengono i brividi.
Un film di quelli che ti ricongiungono con il mondo che ti fanno pensare che l'amore esiste e che se non rispecchia il modello tradizionale va bene ugualmente. Ci hanno insegnato che l'amore ha mille sfaccettature ma sappiamo riconoscerle... apprezzarle e soprattutto rispettarle?


domenica 25 gennaio 2009

UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI

Tre ragazzi purtroppo orfani, con delle doti magiche e un ricco patrimonio, vengono affidati ad uno zio avaro e prepotente. la figlia grande "l'inventrice", il secondo "il lettore fervido" e la terza "la roditrice". Riusciranno a scoprire che la morte dei genitori e degli altri tutori non è un caso, e che dietro a questa serie di sfortunati equivici c'è una persona. Un film uscito per Natale che vede eccellere su tutti la figura di Jim Carrey (anche se splendida è il personaggio interpretato da Maryl Streep). Il film si svolge in 4 episodi che sembrano ricalcare i tempi e i modi della fiaba. In una città indefinita, in un tempo vago, 3 bambini (protagonisti) sono vittima di uno zio (antagonista) che cercherà di portar via il loro patrimonio. Ad arricchire questa lineare storia le peripezie, talvolta macchinose, dei ragazzi con continui allontanamenti, infrazioni e lotte contro l'antagonista per poi, solo alla fine, giungere al riconoscimento degli eroi e conseguente punizione dell'antagonista. Da contorno ovviamente gli aiutanti a volte goffi a volte ritardati di entrambo i personaggi (antagonista vs protagonisti). Il film non è particolarmente riuscito, esso è sì simpatico ma solo grazie alla verve e alla bravura di un ottimo Jim Carrey che anima la pellicola. Grande pecca, che neppure il grande attore, così come Meryl Streep, riesce a risolvere è l'inesorabile assenza di ritmo. Voto: 6

sabato 24 gennaio 2009

UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO



Blanche Debois, una donna con qualche anno in più, nelle strade fumose di una fervida New Orleans che cerca disperatamente la casa della sorella Stella, dalla quale andrà a vivere per qualche tempo. L’arrivo della sorella maggiore porterà scompiglio nella coppia Stella - Stanley, un ruvido e iracondo giovane di origini polacche, dal quale aspetta un figlio.
Tra Blanche e Stanley non c’è feeling, lei accusa lui di essere rozzo e non adatto alla sorella, lui rivendica il Codice Napoleonico e perciò l’eredità della moglie (eredità sfumata da Blanche e dalla sua ricerca di lusso sfrenato) che porterà ad un tragico epilogo. Tratto da un dramma in undici scene di Tennessee Williams (messo in scena dallo stesso E. Kazan nel 1947 con gli stessi interpreti principali e Jessica Tandy nella parte di Blanche il film di Kazan è un must del cinema americano.
Il personaggio di Vivian Leigh è costruito alla perfezione, una lucidità incostante segnata dai tragici eventi della sua vita e dalla morte prematura del marito che l’hanno minata dalla base, quello di Stanley che sembra essere cucito su un fantastico Marlon Brando che su ogni centimetro di corpo, abbondantemente scoperto e utilizzato per l’epoca, trasuda mascolinità e ruvidezza. Al centro della pellicola la psicologia dei personaggi, opposti che d’istinto si scontrano e si feriscono nel profondo.
Tutto il film offre spunti di riflessioni interessanti, ma ciò che preferisco è il dialogo finale tra una Blanche distrutta e l’uomo che la condurrà in una casa di cura.
So di mentire spesso: dopotutto il fascino femminile è per metà illusione.
La sincerità è soltanto di coloro che hanno conosciuto il dolore.
Le piacciono i lunghi pomeriggi piovosi di New Orleans?Quando un'ora non è un'ora, ma un frammento d'eternità caduto tra le nostre mani..e non si sa che farsene..
E infine, una su tutte
Chiunque voi siate, ho sempre confidato nella gentilezza degli estranei…
Ovviamente questo film ha ispirato molta della cinematografia attuale, si pensi a “Tutto su mia madre” una citazione esplicita del film di Kazan, ma anche Closer di M. Nichols cita il regista americano proprio nell’elogio allo sconosciuto.
VOTO: 10

sabato 17 gennaio 2009

VOLVER



Tre generazioni di donne si riappropriano del passato sopravvivendo alla follia della vita.
Raimunda (una splendida Penelope Cruz) si allontana dalla provincia della Mancha e va a vivere a Madrid con sua piglia Paula e il compagno Paco. La lussuria di Paco sarà causa del suo omicidio per mano della figliastra Paula. Contemporaneamente a tale episodio la morte improvvisa della zia riporterà Raimunda e sua sorella Sole nella città natale. Da qui in poi nulla sarà come prima, le due sorelle si scontreranno con il proprio passato e con una figura misteriosa che non può fare a meno di tornare (in questo senso il titolo Volver che significa proprio Tornare) per sistemare gli errori commessi “in vita”.
Una storia con donne e di donne. Ancora una volta è il mondo femminile protagonista di Almodovar che costruisce questa storia come fosse una scatola cinese, una matriosca da scartare e continuare a scartare, fino ad arrivare al suo nocciolo e perciò alla sua risoluzione.
La profonda conoscenza del regista del cinema, e soprattutto di quello classico, dei noir classici, appare qui evidente. Questo non può che rendere la pellicola estremamente pregevole e piacevole.
La classicità del genere condito dalla attualità e vitalità del grande regista madrileno che da sempre ha coniugato la perfezione di genere e di stile con la vitalità e freschezza del linguaggio on the road.
Voto: 8

sabato 15 novembre 2008

LES CHORISTES


Siamo nel 1949 un professore di musica, Clement Mathieu, viene assunto come sorvegliante in un istituto di rieducazione per minori. Le regole dell'istituto sono ferree e il direttore non permette a nessun insegnate di applicare metodi educativi differenti dall'assunto AD OGNI AZIONE UNA REAZIONE. Nel film è quasi un ritornello che torna sempre, ripetuto sia dal corpo docente che, quasi per ricordarselo lo intonano spesso e volentieri, sia dai discoli scolari dell'istituto che sanno quale sarà il loro destino.
Ma a sconvolgere questo imperfetto equilibrio arriva il nuovo sorvegliante Clement Mathieu che con il suo amore per la musica (è un musicista fallito con la passione per la composizione di musica) riesce ad APPASSIONARE un banda di disadattati abbandonati dalle proprie famiglie.
Il film si sviluppa tra una "azione-reazione" e un "coro", sgratolando dal basso quella gerarchia voluta tanto dal cattivo direttore dell'istituto. Nel film due sono gli elementi in primissimo piano 1) la musica in grado di appassionare veramente i ragazzi e renderli uniti nella consapevolezza di avere la possibilità di un futuro migliore (prospettiva negata dagli altri docenti dell'istituto),
2) l'ingenuità dei bambini che pur nella loro condizione svantaggiata mantengono la dolcezza e la fanciullezza dei bamibini.
La pellicola guarda sempre al passato, la stessa narrazione ricalca i cliche delle pellicole classiche (la storia inizia con i personaggi già grandi che attraverso la lettura di un diario ripensano al passato) e con la dolcezza e leggerezza narrativa del passato raccontano una storia semplice e convolgente allo stesso tempo.
VOTO: 7,5