Woody Allen si ripresenta con una della sue storie alla Bergman.
Una cinquantenne di successo decide di riprendere la propria carriera lavorando sul suo ultimo saggio di filosofia, come per qualsiasi altro libro ha bisogno di calma e disciplina. Decide di affittare per sé un piccolo appartamento nel cuore di New York sicura di trovare la tranquillità necessaria. Sistematasi nel suo nido lavorativo scopre che troppo protetto dal mondo esterno non è. Per uno strano difetto architettonico da un bocchettone d’aria riecheggiano le voci dei pazienti dell’analista dell’appartamento adiacente. Come può Merino cerca di fermare quelle voci facendole infrangere tra cuscini. Ma la loro potenza insinuante riesce e scostare i cuscini e durante un sonnellino Merino si sveglierà al suono della voce triste e dubbiosa di una giovane donna. Da quel momento nulla è più lo stesso.. Tutte le certezze monolitiche della donna sembrano frantumarsi ed esaurirsi. In prima istanza l’idea di sé si scontra con quella che gli altri hanno di lei: altera, estremamente critica, per tutti incarna quasi l’idea di perfezione e tutti temono un suo giudizio. A passare in rassegna poi è il rapporto familiare basato esclusivamente sulle affinità elettive escludendo qualsiasi tipo di attrazione fisica, la situazione esploderà nel momento in cui Merino troverà suo marito tra le braccia della sua migliore amica. Sarà proprio quello il momento di svolta, quello in cui Merino sentirà il bisogno di ricominciare tutto da capo, di abbandonare quel suo carattere sempre fermo e deciso, mai in tensione per l’ignoto.
Allen riprende Bergman ma il suo non è mai un semplice plagio. Sono infatti le tematiche ad essere simili ma già la loro visione è differente. Bergman vive un mondo che è pre-moderno in cui c’è sempre un deus ex machina che mostra illustra e fa da guida a tutte le peripezie della psiche e della memoria dell’uomo. Allen è coerente al suo momento storico, Allen è un modernista che vive tutti i problemi più tipici del mondo moderno e da regista li guarda e li film senza assumere alcun atteggiamento da narratore esterno e perfetto.
In tutto il film il pubblico segue di pari passo gli andirivieni della memoria di Marion, senza alcun narratore esterno pronto a spiegare la psiche confusa della donna. Allen riprende i temi tipici della modernità: l’individualità e l’instabilità dei rapporti. Pur nella grande metropoli, dove gli stimoli esterni continuamente pungolano gli uomini, ci si sente isole, soli e sono proprio questi immensi stimoli a far traballare i rapporti tra gli uomini distratti e non più in grado di mantenere una personalità solida. La modernità frantuma l’uomo rendendolo multi sfaccettato e plurimo. L’errore che si può commettere, e che si dovrebbe evitare, è pensare di essere, nel corso degli anni, sempre uguale a sé stessi.Il cambiamento è la chiave per la sopravvivenza nel mondo moderno.
Una cinquantenne di successo decide di riprendere la propria carriera lavorando sul suo ultimo saggio di filosofia, come per qualsiasi altro libro ha bisogno di calma e disciplina. Decide di affittare per sé un piccolo appartamento nel cuore di New York sicura di trovare la tranquillità necessaria. Sistematasi nel suo nido lavorativo scopre che troppo protetto dal mondo esterno non è. Per uno strano difetto architettonico da un bocchettone d’aria riecheggiano le voci dei pazienti dell’analista dell’appartamento adiacente. Come può Merino cerca di fermare quelle voci facendole infrangere tra cuscini. Ma la loro potenza insinuante riesce e scostare i cuscini e durante un sonnellino Merino si sveglierà al suono della voce triste e dubbiosa di una giovane donna. Da quel momento nulla è più lo stesso.. Tutte le certezze monolitiche della donna sembrano frantumarsi ed esaurirsi. In prima istanza l’idea di sé si scontra con quella che gli altri hanno di lei: altera, estremamente critica, per tutti incarna quasi l’idea di perfezione e tutti temono un suo giudizio. A passare in rassegna poi è il rapporto familiare basato esclusivamente sulle affinità elettive escludendo qualsiasi tipo di attrazione fisica, la situazione esploderà nel momento in cui Merino troverà suo marito tra le braccia della sua migliore amica. Sarà proprio quello il momento di svolta, quello in cui Merino sentirà il bisogno di ricominciare tutto da capo, di abbandonare quel suo carattere sempre fermo e deciso, mai in tensione per l’ignoto.
Allen riprende Bergman ma il suo non è mai un semplice plagio. Sono infatti le tematiche ad essere simili ma già la loro visione è differente. Bergman vive un mondo che è pre-moderno in cui c’è sempre un deus ex machina che mostra illustra e fa da guida a tutte le peripezie della psiche e della memoria dell’uomo. Allen è coerente al suo momento storico, Allen è un modernista che vive tutti i problemi più tipici del mondo moderno e da regista li guarda e li film senza assumere alcun atteggiamento da narratore esterno e perfetto.
In tutto il film il pubblico segue di pari passo gli andirivieni della memoria di Marion, senza alcun narratore esterno pronto a spiegare la psiche confusa della donna. Allen riprende i temi tipici della modernità: l’individualità e l’instabilità dei rapporti. Pur nella grande metropoli, dove gli stimoli esterni continuamente pungolano gli uomini, ci si sente isole, soli e sono proprio questi immensi stimoli a far traballare i rapporti tra gli uomini distratti e non più in grado di mantenere una personalità solida. La modernità frantuma l’uomo rendendolo multi sfaccettato e plurimo. L’errore che si può commettere, e che si dovrebbe evitare, è pensare di essere, nel corso degli anni, sempre uguale a sé stessi.Il cambiamento è la chiave per la sopravvivenza nel mondo moderno.
VOTO: 8
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