domenica 29 aprile 2007

CRASH -CONTATTO FISICO



Un film sull’America, anzi no su Los Angeles.... Perchè Los Angeles ha una sua anima, ha un cuore pulsante, che batte e ogni singola strada è lo specchio di chi ogni giorno ci vive.
Vite di uomini e donne, troppo veloci per incontri “normali”. Vite di uomini e donne che più da incontri, sono segnati da “scontri” da contatto-fisico doloso. Vite di uomini e donne che scorrono veloci ed inafferrabili in quelle strade. Strade diverse per gente diversa: strade piene di luci di negozi alla moda, con tutte le sue telecamere pronte a riprendere ogni singolo movimento, strade attraversate da facoltosi bianchi a piedi e in macchina, dove ad avere paura sono quelli di colore; strade degradate che raccolgono le preziose ed indaffarate vite di uomini di colore... strade che possono raccontare molto su la vita di chi ci vive. Los Angeles è animata dalle vite dei suoi abitanti, vite di uomini di diverse etnie, religioni, razze, costumi, opinioni,colori, odori, gusti.... E diversità così profonde, in un Crash, non possono che determinare scontri “carnali”. Lo scontro è sempre tra un Buono e un Cattivo, gli antipodi che creano tensioni, ed è ciò che avviene nel film.
L’occhio di Higgis è implacabile, pronto a cogliere qualsiasi espressione, qualsiasi segnale di debolezza, di forza, di coraggio e di paura nei suoi personaggi. Quello di crash è uno show sull’uomo, su tutte le sue sfumature è rappresentato senza veli tanto nei momenti di estrema crudeltà (si pensi alla violenza che il poliziotto Matt Dillon arreca alla giovane donna di colore, travestita da semplice operazione di perquisizione) quanto in quelli di debolezza (l’uomo islamico che ha perso tutto in seguito ad una rapina nel suo negozio). Higgis non vuole creare gruppi di uomini suddivisi in Buoni o Cattivi. Tutti gli uomini sono l’uno e l’altro, l’uno è contrappasso dell’altro. Un po’ contro chi ritiene che l’uomo possa essere solo malvagità o solo onestà, Higgis dimostra come la vita umana non sia altro che l’alternanza continua, perpetua e perenne tra azioni talvolta probe e altre empie. Il regista è gravemente feroce nel mostrare la cattiveria di cui l’uomo è capace ma a tanta crudeltà è capace di contrapporre azioni di sopraffine bontà e nobiltà d’animo. E un po’ tutta la pellicola gioca su questo continuo andirivieni tra azioni efferate e positive, tra eroi ed anti-eroi, a dimostrazione che l’uomo non è soltanto una della due ma entrambe. Crash è un film sull’intreccio delle vite umane, su come i diversi scontri riescano a cambiare l’uomo a renderlo ora migliore di un tempo ora l’esatto opposto.
Questa pellicola tocca diverse tematiche-problematiche sociali: razzismo, integrazione, violenza, soprusi, compromessi, ma non è a tali argomenti che strizza l’occhio. Essi rappresentano solo l’input per capire come l’uomo reagisce a tale stimolo, come ri-elabora l’evento e come si riproporrà nel prossimo incontro-scontro, perché quello che appare in modo esplicito è che l’uomo non si comporta mai, in eventi simili, in due modi uguali, ma sempre in modi opposti.
Higgis è riuscito a rendere la complessità dell’intreccio di vite intersecando tra loro storie di bianchi corrotti e neri ansiosi di riscattarsi dagli anni di schiavitù e razzismo subiti, asiatici in grado di speculare sulle vite di propri simili, senza risultare in alcun modo macchinoso o ancor peggio prevedibile. Che quello di Higgis è una carovana sul carnevale umano è dimostrato dal continuo uso dei primissimi piani, impazienti di cogliere qualsiasi movimento facciale, sguardo e tono dell’osservato. La macchina da presa è lo strumento che verifica la discontinuità dell’uomo e la sua capacità di essere in momenti successivi tutto e il contrario di tutto. Quella di Higgis non vuole essere una denuncia, ma la verifica, se mai ce ne fosse bisogno, sulla vastità dell’animo umano, che gli permette di essere qualcosa e un attimo dopo poter ritrattare tutto, aiutati da situazioni che una città pulsante, che vive delle anime di chi si sente appartenere in quei posti, propone, offre.
E’ un capolavoro, un film vero e veritiero, attento zibaldone delle scelte degli uomini, che toccano (le scelte) ora corde di assoluta e quasi impalpabile dolcezza, ora corde di crudeltà indescrivibili; tanto la dolcezza quanto la crudeltà sono così reali da rendere lo sguardo di chi l’osserva disarmato.

VOTO: 7,5

2 commenti:

domenico ha detto...

gran film, uno di quelli che meglio esprime le difficoltà comunicative dei giorni nostri

rovistata ha detto...

sono perfettamente d'accordo con te..però io penso che sia anche in grado di mostrare l'anima di un'intera città con tutte le sue complessità senza mai scendere nel banale. penso sia una grandissima cosa.