lunedì 28 maggio 2007

LEZIONI DI PIANO



Una donna, Ada (Holly Hunter), rimasta muta dall’età di sei anni a causa di un forte trauma, raggiunge il proprio promesso sposo, mai visto prima, in Nuova Zelanda. Con sé porta una figlia ancora piccola, l’unica in grado di capire i suoi segni e comunicare per lei, e un piano, unico vero e proprio mezzo di comunicazione della donna muta. Le aspetterà un percorso difficoltoso che le porterà finalmente a casa, ma senza l’amatissimo piano. A recuperare l’oggetto un amico dell’amico (Harvey Keitel) apparentemente rozzo e sgradevole, ma dal cuore sensibile. I due finiranno per innamorarsi l’uno dell’altra di un amore carnale e dolcissimo insieme, suscitando l’ira del “marito per forza” di lei. Ma il lieto fine è d’obbligo.
Lì dove la regista Campion toglie un senso, la parola, carica il film di altro: lo sguardo, il tocco. Ogni singola scena sembra essere un quadro, talmente perfetto e ricercato, da riuscire a “parlare” senza parole. Le parole non sono più fondamentali per conoscere qualcuno, basta il tocco, sono le mani il vero strumento di scoperta.
Questo film dai colori in contrasto, tipo il blu-grigiastro del mare in tempesta, e poi i verdi-marrone della foresta, sembra abbandonarsi tutto al non detto piuttosto che alle parole, si affida allo sguardo e al tocco per spiegare ciò che la voce non è in grado di fare. Holly Hunter è bravissima nel comunicare solo attraverso la gestualità è al contempo istintiva e ragionata, accompagnata da uno stupendo Harvey Keitel, capace con la sua fisicità e il suo nudo integrale, di esprimere forza e rozzezza, e saper essere insieme un uomo estremamente romantico.
VOTO: 7

sabato 26 maggio 2007

SANTA MARADONA



Due neo-laureati cercano a tutti i costi di pagare i soldi dell’affitto di quell’appartamento che li ha accompagnati in tutti gli anni di università. Il primo Stefano Accorsi si presenta ai colloqui facendo di tutto per non essere preso, e il secondo preferisce vendere delle critiche cinematografiche (copiandole da una rivista siciliana) piuttosto che mettere i piedi fuori di casa e rischiare di mettersi in gioco. In fondo il film è tutto in quello: l’arrendersi all’idea che crescere vuol dire prendersi responsabilità che da studenti non si hanno. La stessa non-maturità caratterizza anche gli affari di cuori, Andrea lascerà la propria ragazza Dolores (Anita Caprioli) perché tre giorni prima di conoscerlo era andata a letto con un regista teatrale per avere la parte. A terrorizzare Andrea è proprio il clichè del gesto di lei, e la paura di poter “diventare normale”.
Questa di Ponti è una piacevolissima sorpresa, anche premiato nel 2001 con due David di Donatello: per la sceneggiatura e per l’attore non protagonista (Libero De Rienzo). I duetti De Rienzo-Accorsi sono formidabili, i due personaggi sono definiti perfettamente, Accorsi con la “paranoia” sulla normalità e il romanticismo (residuato degli anni passati); De Rienzo che sguazza tra nevrosi ed infantilismi. A livello di regia Ponti riesce a costruire la storia su un buono stratagemma narrativo: il film inizia quasi dalla fine per poi ritornare su quel punto e piazzarci il giusto finale a sorpresa. Sullo schermo poi le scene di Torino si sposano con le musiche dei Motel Connection che Torino la conoscono bene. Molto meglio questa prima pellicola rispetto all’altra: A/R (vedi su questo stesso blog la recensione), molto simile ma di qualità inferiore.
VOTO: 7,5

LE CONSEGUENZE DELL'AMORE


Un uomo, Titta di Girolamo, da anni è rintanato in un albergo svizzero tagliando tutti, o quasi, i rapporti col proprio passato e con la propria famiglia. Senza un perché apparente trascorre le proprie giornate tra una camera e il bar, tra il ristorante e il salotto. Regolarmente riceve una valigia, e intorno a quella valigia si cocentrano tutti i misteri, mostruosi e inquietanti, che lo riguardano. L'unico contatto umano che si concede dopo anni, è quello con la barista dell'albergo che più volte aveva provato a rivolgergli parola, ad instaurare un dialogo. Da quel momento in poi il precario equilibrio di Titta va in crisi.
Un film essenziale il secondo di Sorrentino, dove non ci sono orpelli di alcun genere nè visivo nè espressivo. Persino la sceneggiatura è molto asciutta e si affida alla recitazione di Tony Servillo che con assoluta maestria riesce a esprimere, anche solo con la staticità della sua faccia, i cambi di registro "umorali e situazionali".
Penso che questo film si possa odiare ed amare per gli stessi identici motivi, il vuoto della vita di Titta (compresa la sua recitazione monotonica) e l'assenza di tutto (solo il necessario è sulla scena, compreso il cinismo) finiscono per infastidire. Ammetto che questo pensiero è assolutamente relativo, ma l'elogio all'essenziale finisce per rendere il film del tutto impersonale.
VOTO: 6

mercoledì 23 maggio 2007

TUTTO SU MIA MADRE


Difficile parlare di questo film senza risultare banali o ripetere le parole di qualcun altro. Ma nonostante tutte queste paure è d'obbligo provarci, in nome di tutto quello che questo film ha rappresentato per me.
Manuela, infermiera e attrice in un video di simulazione per la donazione degli organi, regala al figlio Esteban, per il suo diciassettessimo compleanno, 2 biglietti per lo spettacolo teatrale "Un tram chiamato desiderio", promettendogli che tornati a casa, gli avrebbe raccontato del padre che non aveva mai visto, neppure in foto. Dopo poco il ragazzo, in cerca dell'autografo di Huma, la protagonista della piece teatrale, viene investito e Manuala si trova a rivivere la stessa scena della simulazione, ma nel ruolo opposto. Da questo punto in poi il film cambia registro. Manuela compirà un viaggio al contrario che la riporterà a Barcellona, luogo da dove era scappata diciassette anni prima, alla ricerca del padre di Esteban, per dargli la notiziadella morte di un figlio, di cui non sapeva neppure l'esistenza. Arrivata a Barcellona non troverà l' ex marito (anche lui si chiama Esteban) ma un'amica di entrambi, Agrado, e insieme si affezioneranno alla storia di suor Rosa che aspetta un figlio proprio dell'ex marito di Manuela (che si è scoperto essere malato di Aids). Qui le cose si complicano nuovamente. A Barcellona Manuela compra due biglietti per la messa in scena a teatro di "Un tram chiamato desiderio", conosce Huma e finisce per diventare sua assistente personale. E poi il film continua con altri colpi di scena e altri piccoli intrecci, che da spiegare sarebbero lunghi e un po' complessi.
Al centro del film l'amicizia femminile, la solidarietà al femminile, la voglia di riuscire a risalire la china, di farcela a tutti i costi, una storia mai banale, capace di passare dal tragico al comico al grottesco con una semplicità che fa paura. Tutto sembra possibile ad Almodovar, e ad aiutarlo continue citazioni che preannunciano e spiegano le realtà forti che mette in scena. Almodovar ha fatto della citazione una delle marche più riconoscibili del suo stile perchè è proprio l'uso che egli fa delle sequenze tra virgolette ed essere originali. In questo film le citazioni spaziano dal cinema (All about Eve) al teatro (Un tram chiamato desiderio) alla letteratura (Truman Capote: Musica per camaleonti). La messa in scena ed i dialoghi sono volutamente forzati e sovraccarichi da tragedia barocca; e l'effetto catarchico non tarda a prodursi: il nodo irrisolto che aveva portato Manuela ad andare indietro nella sua vita e ritornare in quel posto che aveva deciso di lasciare 17 anni prima, la porta ora a superare l'odio per l'ex compagno, divenuto una donna: Lola.
Almodovar con questofim se non ha raggiunto la perfezione se ne è avvicinato parecchio. Cannes non lo premia ma vince nel 2000 l'Oscar come Miglior Film Straniero.
VOTO: 8

domenica 20 maggio 2007

SCRIVIMI UNA CANZONE



Una commedia tutta pop questa, scritta e diretta da Marc Lawrence.
I protagonisti principali: lui è una "meteora felice" che vive nel ricordo del passato, lei è stata derubata dell'identità divenendo suo malgrado protagonista del libro di successo di un suo ex, e con questo bagaglio di complessi, l’alchimia dei due è subito creata. Insieme sono in grado di accettare i propri limiti e superarli, innamorandosi pian piano l’una dell’altro scriveranno una nuova hit che sarà cantata nello spettacolo della nuova lolita pop del momento Cora Coman.
E’ una commedia rosa che sembra quasi esser costruita come una canzone pop: la melodia è racchiusa nella linearità della storia semplice (tra l’altro ben scritta e ovviamente a lieto fine), le parole invece sono splendidamente interpretate da due attori spassosissimi. In questo film Hugh Grant è assolutamente perfetto e la sua mimica caratterizza ancor meglio il suo personaggio, e che dire della Berrymore, è un personaggio sopra le righe e iper-femminile con tutte le tipiche manie femminili (compreso il complesso dell’ex).
E’ una bella commedia, uno di quei film semplici che non ha nessuna alta pretesa, ma che riesce a colpire lo spettatore con gag divertenti un po’ nostalgiche.
VOTO: 7

sabato 19 maggio 2007

FOUR ROOMS



So perfettamente che ora qualcuno potrà avercela con me o darmi della bigotta, ma questo film è un vero flop. Idee copiate e in alcuni casi quasi pedissequamente, ad esempio l'ultimo episodio quello di Quantin Tarantino, che fa una revisitazione moderna (è l'unica cosa che mi viene in mente per non utilizzare un termine più forte: plagio) del telefilm di Alfred Hitchcock in cui Peter Lorre scommette l’automobile nuova contro il dito mignolo dell’avversario che Steve McQueen non riuscirà ad accendere per dieci volte di seguito il suo Zippo. Ma in generale tutta l'idea di questo film si rifà a qualcosa di già visto e di già sentito. La non originalissima cornice dei quattro racconti è un albergo cadente di Los Angeles, il Mon Signor, dove la notte di Capodanno prende servizio il nuovo bellhop (fattorino) impersonato da Tim Roth, che saltabecca e smorfieggia ispirandosi al Jerry Lewis di Ragazzo tuttofare (1960).
Così sono organizzate le 4 storie:
1) una squadra di streghe cerca sperma fresco per evocare la loro dea (titolo "Strano Intruglio" di A. Anders) ; 2) una coppia sadomaso coinvolge il fattorino d'albergo nei suoi esercizi (titolo: "L'uomo sbagliato" di A. Rockwell);
3) due bambini burrascosi si ribellano al baby-sitter, scoprono un cadavere, incendiano la stanza (titolo: "I cattivi" di R. Rodriguez);
4) un attore scommette che riuscirà ad accendere uno Zippo dieci volte di seguito, vincerà una Chevrolet del '64 e salverà il proprio mignolo (titolo: "L'uomo di Hollywood" di Q. Tarantino).
Un b-movie continuo, gang sgangherate e ruffiane.
VOTO: 4

venerdì 18 maggio 2007

LE REGOLE DELL'ATTRAZIONE


Un film sul college americano, non troppo blasonato, ma cmq i figli di papà non mancano. Le vite di questi ragazzi girano intorno al sesso e alla droga. Null'altro è importante. Anche l'amore non serve che sia ricambiato, basta solo una notte di sesso e il resto non conta. Lauren ama Victor ma non è ricambiata, decide allora di perdere la verginità con Sean, cinico spacciatore del college, che per inganno va a letto con la compagna di stanza di Lauren, e per una stranezza del caso proprio mentre quest'ultima scopre i due amanti nel suo letto, sean scopre di amare Lauren, ma a quel punto lei non lo vorrà più. C'è poi anche Paul, ex di Lauren, ora gay ed innamorato di Sean. In questo mondo cinico l'unico personaggio positivo è l'innamorata segreta di Sean che gli scrive lettere d'amore segrete e decide di suicidarsi dopo l'ennesimo "tradimento" di lui. Da Bret Easton Ellis un film oltremodo malvagio, cinico e nichilista, dove al centro di tutto c'è il tempo e la sua inafferrabilità e ciclicità. La stessa struttura del film è concentrica, inizia già mostrandoci la fine e ripercorrerà, al contrario, tutte le storie dei personaggi per ritornare in principio. Il messaggio è racchiuso nelle frasi finali di Lauren: "NESSUNO CONOSCE NESSUNO" e tutti i rapporti sono assolutamente superficiali e funzionali. Questo film è assolutamente scioccante, sembra non esserci nemmeno uno spiraglio di speranza, e ciò che più spaventa è proprio questo. L'unica soluzione: il suicidio.
VOTO: 6,5

giovedì 17 maggio 2007

DIARIO DI UNO SCANDALO



Due professoresse di una scuola nei sobborghi di Londra si incontrano e danno inizio ad una storia di amicizia contorta e perversa. Sheba (Cate Blanchett), la nuova professoressa di storia dell’arte, irrompe nella quotidianità e regolarità della scuola sconvolgendo le vite di tutti: professori ed alunni. Il suo arrivo è seguito dall’occhio vigile e “eccitato” di una collega Barbara (Jude Dench) prossima alla pensione, rigorosa, matura e sentimentalmente libera. Quest’ultima si offre di essere la migliore amica della giovane insegnante, insinuandosi progressivamente nella vita di lei. La scoperta di una storia clandestina (e non rivelatale) con un alunno della scuola di Sheba finirà per unire ulteriormente le due donne in un rapporto impastato e ossessivo basato sempre più su bugie. E’ solo lo scandalo della pedofilia di Sheba che può unire le due, ed è proprio Barbara a farlo scoppiare. La vera natura di Barbara pian piano è sempre più manifesta e il ritrovamento del diario che gelosamente custodisce da anni renderà consapevole Sheba dell’amore nascosto che Barbara nutre per lei. I segreti di entrambe le donne sono altrettanto oscuri e pesanti: la pedofilia di lei e l’amore ossessivo e omosessuale di lei.
Il film è sceneggiato da Patrick Marber, già sceneggiatore di Closer, ma questa volta non raggiunge la stessa potenza espressiva. In alcuni frangente i vari dialoghi sembrano essere davvero prevedibili e non-sense. Al contrario la regia è una piccola perla. Sono stupendi gli stacchi che puntualmente Richard Eyre utilizza per rendere evidentissime le differenze tra le due donne, le cure per il particolare e una fotografia eccellente impreziosiscono questo film. Sulla scena le due grandi attrici si fronteggiano dando vita ad un confronto tra due scuole di recitazione. Jude Dench con un'espressività contenuta che gioca tutto su piccoli ma percettibili movimenti del volto e sulla parola, Cate Blanchett invece dà al suo personaggio una vitalità serena e tormentata al contempo. Il film scorre e visivamente ha una forza incredibile, ciò che sembra vacillare è un po' la storia in sè, in alcuni casi sa di già visto e un po' banalotto, ma anche solo visivamente (perchè penso sia una piccola magia di regia) va visto.
VOTO: 6,5

mercoledì 16 maggio 2007

L'AMORE NON VA IN VACANZA



Un turpiloquio sull’amore e sulle sue applicazioni da il via a questa commedia rosa d’oltre oceano. Due donne, entrambe deluse dall’amore per motivi diversi, decidono di scambiarsi le case per poter trascorrere le festa di Natale da sole, per poter dimenticare ognuna il proprio partner. Iris inglese, va a L.A scoprendo e godendosi la meravigliosa casa di Amanda, quest’ultima si trasferisce in una paesino a 40 minuti da Londra. Ma l’amore le insegue e pur non volendo si troveranno tra le braccia di un nuovo fidanzato finalmente ricambiate.
Di sicuro sarebbe stato un perfetto film per Natale (come quasi se questo fosse diventato un vero e proprio genere, con dei propri canoni), è estremamente spassoso e ben realizzato. Senza eccessive trovate originali, puntando molto su un quartetto d’attori di prim’ordine, la riuscita del film è assicurata. Probabilmente Cameron Diaz può risultare un po’ eccessiva in questa parte dove è costretta ad atteggiarsi con faccine talvolta esagerate, e d’altra parte il suo partner Jude Lowe sembra quasi finto per quanto è dolce e sensibile, quindi molto più vera la coppia Kate Winslet Jack Black, che si assicurano il premio miglior coppia cinematografica.
Ovviamente non è un capolavoro, ma nel suo genere è carino e colpisce.
VOTO: 6,5

domenica 13 maggio 2007

NOTTURNO BUS



Una truffatrice esperta capita per caso in un affare molto più grande di lei che le permetterebbe di guadagnare 2 milioni di euro e andar via da Roma, scappare il più lontano possibile. Tutto in una notte, inseguimenti, incontri, scontri e torture varie. A braccare la ragazza due fazioni opposte: l’una con due sgangherati killer, il caciarone iperviolento Garofano, e il laconico e spietato torturatore dallo stomaco debole Diolaiti, l’altro un romantico agente dei servizi segreti, l’unico al quale racconterà tutta la verità e si affiderà. E infine l’unico uomo dal quale cercherà vera protezione e cercherà di non scappare: Franz. Entrambi scappano da qualcuno lei dai due killer grotteschi, lui da un teppista al quale deve 17 mila euro. Sarà la scaltrezza del “cuor di leone” (come lo chiama lei) Franz a risolvere più di una volta la situazione concedendo un lieto fine alla storia.
Commedia noir all'italiana dal ritmo travolgente. Questo film dimostra come il cinema italiano sia ricco di buone idee e di buoni artisti e artigiani. Divide Marengo è al primo vero lungometraggio di finzione, ma già esperto di videoclip e regista del cortometraggio CRAJ e dimostra di sapersi muovere con disinvoltura dietro la macchina da presa. Notturno Bus riprende stili differenti amalgamandoli nel modo migliore possibile, alla commedia romantica si innesta quella del noir nell'oscura ambientazione urbana e nei personaggi (la fascinosa femme fatale che trascina la sua vittima maschile in un turbine di corruzione e peccato), e li amalgama senza forzature con i toni da commedia gangsteristica grottesca. Una piacevolissima scoperta.
VOTO: 7,5

domenica 6 maggio 2007

VARIAZIONI SUL TEMA


Ho pensato.. "se non pasticcio un po' sul mio blog dove altro posso farlo?"

NOTTI MAGICHE


Che strane le coincidenze. Lui ha riletto la prima lettera che LE aveva scritto per conquistarla e dopo poco Lei ri-ascolta la colonna sonora che l'ha accompagnata in quei giorni tanto burrascosi.
L'AMORE esiste davvero..

IL LABIRINTO DEL FAUNO



Spagna 1944. L'esercito franchista sta piegando le ultime frange di resistenza alla sua avanzata. Carmen, una giovane vedova, ha sposato Vidal, un capitano dell'esercito, e lo raggiunge assieme alla figlia dodicenne Ofelia. La bambina soffre per la presenza dell'arrogante patrigno e cerca di aiutare la madre che sta affrontando una gravidanza difficile. Il suo rifugio è costituito dal mondo delle fiabe che si materializza con la presenza di un fauno che le rivela la sua vera identità. Per raggiungerlo dovrà superare tre prove pericolose, andare contro tutti e fidarsi solo di sé stessa. Il senso dell' apologo è proprio questo: l' obbedienza non è una virtù, è proprio disobbedendo a tutti che la verità viene a galla.
Quella di Del Toro non è una semplice fiaba, a renderla così efficace e struggente è proprio la sua base storica e infatti il suo racconto rilegge la realtà storica in chiave fantasy-horror. Il franchismo in modo particolare lo appassiona. Del Toro affianca ad un mondo “reale”, caratterizzato da soprusi e crudeltà, uno fiabesco e magico, un mondo “altro” dove poter trovare la pace. Un film per giovani-adulti e per adulti-giovani il suo, meno facile da 'vendere' a un pubblico ben definito ma, anche per questo, più interessante.
VOTO: 7,5

DON VESUVIO - IL BACIO DEL SOLE

Un film di Siro Marcellini con Marisa Merlini, Nino Taranto, Lorella de Luca, Otto Fischer,Nino Manfredi, Giuseppe Porelli, Enzo Turco, Lauro Gazzalo
Durata 94minuti circa. 1958
E' da poco finita la 2 guerra mondiale e il degrado e la crisi economica imperversa in tutto il paese sopratutto a Napoli dove molti bambini sono rimasti orfani e molti ragazzi sono senza tetto. A cercare di aiutare questi poveri ragazzi un prete che si finge essere uno di loro e li conduce in una casa con un tetto. Ma alla scoperta dell'inganno il gruppo si divide e solo alcuni capiranno che è il lavoro a rendere liberi gli uomini e non il vagabondaggio.
Film neorealista con alcuni attori anche non professionisti. Locandina introvabile, una chicca passata su raitre di domenica mattina.
VOTO: 6,5

sabato 5 maggio 2007

ALL ABOUT EVE


OSCAR VINTI: miglior Regia (J. Mankiewicz), Film (J. Mankiewicz), Attore non Protagonista (George Sanders), Sceneggiatura (J. Mankiewics), Costumi in bianco e nero (E. Head. Le Maire), Sonoro.

ALTRE CANDIDATURE: Attrice protagonista (Batte Devis e Anne Baxter), Attrice non Protagonista (Celeste Holm e Thelma Ritter), Fotografia, Montaggio Scenografia in bianco e nero, Colonna sonora.

Mi sento un po' banale a parlare di un grande film come questo; ecco perchè ho preferito iniziare con tutte le candidature e le statuette conquistate. A rendere ancora più importanti le vittorie di queste statuette sono state le pellicole contro le quali ha dovuto lottare, uno tra tutti Viale del Tramonto. Bei tempi quelli, quando a concorrere vi erano film e autori dal calibro di Mankiewicz e Wilder. La storia è tratta da un racconto della Orr dal quale poi hanno persino tratto una trasmissione radiofonica. Ciò testimonia quanto questa tematica fosse attuale all'epoca e tutt'ora oggi. Una giovane donna Eve Harrington (Anne Baxter) riesce ad entrare nelle grazie della più importante attrice dell'epoca Margo Channing (Batte Devis) la qualse, superati gli "anta" già da un po', comincia a sentire traballanti le proprie certezze di donna e di attrice. La giovane Eve grazie alle sue doti attoriali e di autodisciplina assoluta, riuscirà a prendere parte nella commedia scritta appositamente per Margo dal suo amico commediografo (Hugh Marlowe) il quale diventerà suo amante. E' così che per raggiungere i propri scopi utilizzerà qualsiasi mezzo lecito e non. Eve Harrington è la perfetta arrampicatrice sociale disposta anche a vendare la propria anima pur di raggiungere la fama e il successo. Solo dopo aver superato il trauma dell'età e della sfiorita bellezza, a favore però di un carisma e di una personalità spiccatissime, che Margo riuscirà a liberarsi della voglia di vendetta contro Eve e inizierà una nuova vita sancita dal matrimonio col compagno di sempre (Gary Marill). Mentre Margo procede allontanandosi dalle luci della ribaltà ì, Eve farà il percorso opposto perdendo però qualsiasi altra cosa, persino l'unico uomo che pur disprezzandola le era rimasto vicino (George Senders). A farle compagnia la nuova Eve Harrington di turno. Film cult questo, al quale il resto della storia del cinema ha guardato con ammirazione e dal quale ha continuamente attinto. Basti pensare a "Tutto su mia madre" di Almodovar una continua citazione con tanto di omaggio speciale a bette devis e tutte le grandi attrici del cinema. VOTO: 10

venerdì 4 maggio 2007

DOLCI GIORNI


In una notte d'estate...

GOOD NIGHT AND GOOD LUCK



Secondo opera di regia di George Clooney il quale, oltre a riconfermare le già accertate doti recitative, ci ri-mostra l’ottima familiarità con la macchina da presa. L’impeccabile sceneggiatura impreziosisce ulteriormente questo film che a conti fatti sembra irresistibile sotto ogni punto di vista.
Good night and good luck è la frase con cui il protagonista conclude puntualmente il suo programma televisivo e ormai monito della stessa conduzione del programma. Il giornalista Ed Murrow, incarnazione della più corretta deontologia giornalistica, nel 1953 condusse dagli studi della CBS una dura battaglia contro il senatore McCarthy propugnatore delle liste di proscrizione contro i 'comunisti' che causarono perdite di lavoro, incentivazioni della delazione e anche suicidi tracciando una pagina nera della storia americana. Murrow comincia con la difesa del pilota Radulovich, radiato senza prove dalla marina per sospetto di comunismo; gli sponsor si innervosiscono e i dirigenti della Cbs preferirebbero «più intrattenimento», ma Ed e i suoi non mollano su una questione che investe i diritti dei cittadini.
In questa pellicola Clooney ha deciso di utilizzare lo stile “old fashion” con un bianco e nero che riesce a bucare lo schermo. Clooney ripropone in una suggestiva ricostruzione d'ambiente un capitolo di storia del giornalismo in cui si riserva una parte marginale in mezzo a un gruppo di eccellenti interpreti fra i quali primeggia David Strathairn. Nel film in bianco e nero gli attori interagiscono con i personaggi delle registrazioni d' archivio (McCarthy è presente in prima persona) gareggiando in verisimiglianza. Ad incorniciare questa piccola chicca è una colonna sonora eccezionale che riecheggia le aree tipiche dell’epoca.
VOTO: 7

GIULIETTA DEGLI SPIRITI



Il titolo del film in qualche modo già preannuncia quello che sarà.
Questo film, così come ha dichiarato lo stesso Fellini, è un film su Giulietta, disegnato appositamente su di lei. In esso c’è tutto il percorso interiore di Giulietta, che alla magia della sua vita quasi da regina, da angelo del focolare, è costretta a combattere contro i fantasmi del suo passato, contro gli impulsi sessuali erotici, che in realtà non le appartengono, ma che emergono in concomitanza con il “presunto” tradimento del marito; è costretta a combattere contro quel complesso di vittima che sua madre, splendida rispetto a lei, ha negli anni cooperato a rassodare in Giulietta, una madre che ha altre figlie favorite, come nelle fiabe, e respinge e tratta, come cenerentola, Giulietta.
Questo percorso interiore, proprio come se fosse un trattamento di psicoanalisi, si dispiega e prende forma mischiando, miscelando, intersecando, storie vere a sogni, a presunte realtà a incubi, presenze e stregoni-veggenti. La “realtà” di Giulietta è rivisitata dall’onirico, dalle sue paure, dai ricordi del passato.
Il declino della sua storia d’amore col marito trova l’apice quando quest’ultimo, dimenticando il loro anniversario, e vanificando la serata intima preparata da Giulietta, invita a cena amici. Durante una seduta spiritica l’anima di una defunta le intima di seguire Susy, la sua vicina di casa, che le avrebbe insegnato “l’ars amandi”. Da qui ha inizio il lungo viaggio nella mente e nei ricordi: sua madre, nei ricordi sempre bella, sembra una principessa; la scuola, la recita in cui le interpretava la santa bruciata nella graticola. Ad accompagnare Giulietta in questo percorso ci sono soltanto amici così diversi da lei: c’è Valentina, col suo fare superficiale e un po’ svampita, capace però a volte di stupire con la “profondità” di alcune sue riflessioni (ad esempio quello sulla rugiada, o sulla vita domestica) sembra sempre alla ricerca di un qualcosa, instancabilmente, senza mai capire esattamente quale sia l’oggetto della sua ricerca; alle volte sembra quasi un cane che gira intorno alla sua coda, ignaro che ciò a cui sta girando intorno è se stesso; c’è sua sorella, così sospettosa nei confronti di suo cognato da convincere Giulietta a rivolgersi ad una agenzia investigativa (Occhi-di-lince); c’è la scultrice capace di coniugare arte, metafisica, sesso, in un unicum così ben miscelato da non riuscir più a capire come in realtà l’uno abbia potuto intersecare gli altri, e poi c’è Susy. Susy rappresenta tutto quello che Giulietta non è, probabilmente è il suo alter ego, probabilmente è tutto ciò che Giulietta, attraverso la sua cultura, ha deciso di non esser mai. Susy è la sacerdotessa di Eros, dell’amore carnale, o forse sarebbe meglio dire degli amori carnali. Susy e Giulietta rappresentano due modi diversi di amare: Susy con la sua carnalità, sensualità sembra giocare con l’amore, tenerlo vivo attraverso giochi di seduzione; Giulietta sembra quasi essere devota all’amore, è come se santificasse suo marito, il matrimonio e lo adorasse più che amarlo. Susy mostra a Giulietta l’altro lato dell’amore quello che si è sempre negata, perché considerato “poco pulito” “non degno”. Ma Giulietta più che da quell’amore sembra affascinata dai trucchetti di Susy dal suo modo così innocente di flirtare con altri uomini che non siano il suo promesso sposo. Nonostante la possibilità per Giulietta di tradire realmente suo marito con l’efebo, offertole da Susy, ella scappa via, fugge, perché non turbata da questi. L’unico vero turbamento, e forse reale tradimento (anche se solo pensato) è per l’amico del marito Josè de Villalonga, un torero capace di affascinarla perché come lei dal “cuore puro” e dal “sentimento limpido” portavoce di un amore simile al suo. Forse è grazie a quest’uomo e al ricordo sempre presente del nonno che Giulietta riuscirà a disfarsi di tutti i fantasmi che popolano la sua testa, i suoi ricordi, la sua infanzia; e così come da piccola l’ha salvata dalla graticola (durante la recita) così da grande l’ha salvata nuovamente da tutte le vocine che si rincorrevano nella sua testa. Una tra tutte quella dell’amante di suo marito.
Quello che affascina di questo film sono le sue proiezioni di due mondi estremamente distinti tra loro: c’è il mondo di Giulietta e di Josè de Villalonga, il torero, e contrapposto quello di tutti gli altri personaggi che si “agitano” all’interno di questa storia. Giulietta e Josè sembrano essere degli alieni, perché gli unici ad amare quell’amore così “romantico”, ad essere portavoci di una cultura lontana.
Tutti gli altri personaggi sembrano le continuazioni dei personaggi della Dolce vita, un po’ invecchiati, ma sostanzialmente invariati. Tutti questi personaggi sembrano alla ricerca di qualcosa, qualcosa che non è materiale, corporeo ma metafisico; come se la miseria del mondo reale possa giustificare la loro ricerca di evasione.
VOTO: 8

giovedì 3 maggio 2007

NUMBER 23



Un thriller psicologico l'ultimo lavoro di J. Schumacher. Walter P. Sparrow, accalappiacani di professione, è vittima di una spirale ossessiva che mina il proprio presente di ottimo padre di famiglia e marito. L'incontro-scontro con un un libro "Number 23" innesca gli eventi. W. Sparrow sembra rivivere attraverso le pagine del libro il proprio passato.Inizialmente solo suggestionato dalle pagine poi ossessionato da ess, come se racchiudessero una verità sconosciuta, Sparrow cerca disperatamente il suo autore per capire quale legame abbia con lui. E questo il punto in cui da horror il film fa un passo in avavnti trasformandosi in thriller.
Effettivamente la storia appare in alcuni punti un po' forzata e tavolta ci sono persino incongruenze vistose , ma visivamente appare un buon film. E' interessante l'idea di affiancare la storia di sparrow e quella del libro utilizzando un registro filmico diverso. La storia del libro è resa sulla scena come fosse un cartone o un sogno. Il personaggio del libro viene caricaturizzato proprio come fosse un personaggio di un libro sia nella fisiologia che nella psicologia. il film parte bene, si apre a parecchi buoni spunti ma in definitiva non sembra quadrare il cerchio.
VOTO: 6

mercoledì 2 maggio 2007

STRANI INCONTRI



Mi piacciono le foto in bianco e nero, che sanno di vissuto di sgualcito e anche un po' di polvere. Io ci provo, ovviamente utilizzo programmi stupidi, che farebbero rabbrividire i veri amanti di fotografia..però io mi diletto.

martedì 1 maggio 2007

SUNDAY NIGHT



Questo forse è il ricordo più bello che ho della festa di domenica sera. Quattro amici che hanno voglia di immortalare le loro faccie in una foto che li vedrà uniti per sempre. Io la voglio ricordare così questa festa, noi quattro uniti con gli sguardi distanti e i corpi vicini.