Un film perfetto in cui parte recitata e cantata si fondono perfettamente e fanno “quadrare il cerchio” mettendo in scena personaggi a tutto tondo e storie ottimamente definite, senza lasciare nulla all’immaginazione, tutto scritto.
sabato 30 giugno 2007
CHICAGO
Un film perfetto in cui parte recitata e cantata si fondono perfettamente e fanno “quadrare il cerchio” mettendo in scena personaggi a tutto tondo e storie ottimamente definite, senza lasciare nulla all’immaginazione, tutto scritto.
venerdì 29 giugno 2007
MARITI E MOGLI
Woody Allen ha utilizzato nel film un susseguirsi di interviste rese a un circuito televisivo. L'intervistatore pone spesso domande ai protagonisti, i quali rispondono in proprio o agiscono, ricordano o vivono: certe volte pare che non ci sia un intervistatore a porgli domande, ma un analista, o meglio uno psichiatra. La narrazione, così, sembra subire spasimi clinici, e, insieme, di accortezze da cinefile. Un po' di Nouvelle Vogue, in quell'intervistare, in quel piazzare frontale i personaggi davanti alla camera: e anche un po' di Bergman (citazione voluta di “Scene di un Matrimonio” del regista scandinavo). Woody Allen fa conversazione con il cinema. Nelle prime immagini è strano come la macchina da presa cerchi di nascondersi dai personaggi che vuole registrare, si ha la sensazione quasi di non voler disturbare i discorsi delle coppie, di volersi confondere con l’ambientei per non essere visti. La macchina subisce parecchi sussulti e la visione non risulta molto facile.
In questa commedia di Allen si ride ancora, però a denti stretti e di un riso amaro le battute fulminanti, che non mancano, sono messe in secondo piano dall'inesorabile analisi di sentimenti e comportamenti.
sabato 23 giugno 2007
UN OTTIMA ANNATA
venerdì 15 giugno 2007
OCEAN'S THIRTEEN
Terzo episodio della ormai collaudatissima saga. La prima parte del film appare un po’ macchinosa nelle spiegazioni precise del modo in cui sbancare Pacino, la seconda però, quella in cui il piano viene messo in atto, è tutta un riso e un susseguirsi di gag e colpi d’azione, vera anima del film. Parlare del cast è abbastanza scontato visto che ormai è la terza volta che collaborano. Ma l’elemento che spicca su tutti è la regia. E’ forse maggiormente in questo capitolo che Soderbergh mette a segno i suoi colpi migliori. La regia è tutto fuorché invisibile, la mano del maestro appare chiara sin dalle prime scene. Le inquadrature dal basso verso l’alto, le riprese con la mdp a spalla per seguire i personaggi sono tutti segni di una regia d’autore. Alcuna scene, poi, meritano una citazione a parte; una per tutte quelle in cui Danny e Rusty spiegano il colpo al socio, immortalati dalla mano del regista che ne filtra le figure attraverso il vetro di una finestra, oscurando tutto ciò che li circonda. Una regia che gioca, come d’altronde negli altri capitoli della trilogia, ad essere un po’ colta e allo stesso tempo un pò pop, leggera e pacchiana, piena di piccole trovate sceniche godibilissime.
In definitiva un film riuscitissimo, ricco di citazioni cinefile sparse qui e là (da antologia quella de “Il Padrino”), più bello del secondo anche se non all’altezza del primo.
P.S. Ma voi avete capito di che colore erano i capelli di Al Pacino?
VOTO: 7
lunedì 11 giugno 2007
CARNE TREMULA
Questo film ha consacrato Almodovar, entrato a far parte, definitivamente, nella cerchia dei registi-autori. Carne tremula oltre alla qualità visiva, gode di notevoli qualità letterarie. La trama è perfetta, sembra quasi essere costruita secondo la struttura delle scatole cinesi, ogni scatola contiene in sé una più piccola che racchiude un suo segreto, solo aprendo l’ultima scatola tutta la vicenda si sarà esaurita. Visivamente Almodovar è sublime, riesce a rendere perfettamente tutti i cambiamenti di vent’anni di storia, passando dall’emanazione delle leggi speciali di Franco, che circoscrivevano le libertà degli individui, al periodo post-Franco, con assoluta padronanza. E’ da notare come tutta la porzione di storia che si svolge durante la dittatura franchista avviene di notte, tutte le scene di “violenza” avvengono quando c’è poca luce e le tenebre oscurano il cielo, al contrario la porzione di pellicola che si svolge dopo la dittatura è tutta luminosa e per lo più ambientata in esterne. La luce, la fotografia riescono a rafforzare la separazione netta implicita nel film: zone di violenza e zone di non violenza, periodo pre - Franco e periodo post – Franco.
mercoledì 6 giugno 2007
HISTORY OF VIOLENCE
Nuovo film di David Cronenberg, liberamente tratto da una graphic novel di John Wagner e Vince Locke. Sembra quasi una specie di B-western, con le inquadrature tipiche del genere (i primi piani sugli occhi prima di un attacco frontale) e soprattutto la tematica dello straniero che invade la propria casa. Tutto il film è nel titolo. In inglese “to have a history of violence” significa avere un passato burrascoso. In questo film al centro di tutto c’è sempre la violenza (in questo Cronenberg è fedele a sé stesso), ma soprattutto la volontà di nascondere sotto il tappeto, tutto ciò che si è fatto prima di diventare una persona migliore. La violenza fa parte dell’uomo, e anche la persona migliore ha i suoi scheletri nell’armadio, e Cronenberg è capace, anche solo con poco, di far ri-emergere la parte bestiale dell’uomo. Un film di un rigore pauroso, sembra pulito ed esaustivo insieme.
sabato 2 giugno 2007
ESPERIENZE
Oggi voglio parlare dell'esperienza di ieri sera. Sono stata ad una festa per la fine della scuola. Ma ad organizzarla è stata la classe V di un Istituto Commerciale frequentata da sordi. Questa è tutta la classe al femminile, ragazze che seguo dall'inizio dell'anno. Comincio tutto dal principio. Sto facendo il Servizio Civile, seguo nello studio (e anche in tutto il resto) delle ragazze sorde che frequentano l'ITC di Barletta. Alcune sono sorde profonde, significa che non sentoo proprio nulla, altre sono sordastre, significa che sentono un po' e si aiutano con l'ausilio delle protesi ad uno o ad entrambe le orecchie. E' un'esperienza assurda. Questi ragazzi sono assieme orgogliosi del loro stao e arrabbiati. Il loro orgoglio li porta ad escludere gli udenti, percepiti come estranei e da tenere lontani, e per questo arrabbiati, perchè non "compresi" proprio da coloro che avrebbero dovuto preoccuparsi di loro. Tutta la serata è stata paradossale, sono andata in macchina con un sordo che voleva comunicare con me, attraverso i gesti. La LIS è la lingua per i sordi e ovviamente si utilizzano le mani, perciò guidare mentre si guarda le mani dell'altro è abbastanza pericoloso. Poi mi hanno invitato a ballare. I sordi che ballano, sembra una barzelletta, e invece no. Sentono le vibrazioni nel petto. detta così sembra qualcosa di così assurdo e invece a starci assieme tutti i giorni ti rendi conto che è quanto di più normale possa esserci.
PS. I ragazzi della prima foto sono i miei alunni.