domenica 26 ottobre 2008

VICKY CRISTINA BARCELONA




Queste le due locandine dell'ultima fatica del mitico Woody Allen.
Un viaggio a Barcellona cambia la vita di due ragazze: Vicky, estremamente razionale e lucida nella vita ma non davanti ad un suonatore di chitarra spagnolo al cospetto del quale si scioglie e mostra qualche lacrima; e Cristina una ragazza in preda agli amori e alla passione, ma in realtà estremamente lucida e lesta a fuggire prima di una tempesta amorosa.
Poi c'è Barcellona, la città catalana in grado di far innamorare, far pensare e modificare le vite di chi vi vive e alloggia. L'anima di questa città è impersonata dal tenebroso, pazzoide, amatore Javier Bardem che con estrema naturalezza e semplicità propone alle due ragazze di far l'amore con lui. Lo spirito di questo film è un po' tutto in questa naturalezza, in questa trasparenza dei sentimenti e dei legami, pronti ad intrecciarsi svariate volte.
Elemento fondamentale della pellicola è l'amore. Amore con la lettera maiuscola, amore per una donna, amore per due donne, amore per l'arte. C'è libertà sessuale ma mai ostentata o difesa come nuovo valore del nuovo mondo. L'Allen regista segue i suoi personaggi senza difenderli o accusarli. In fondo l'unico solo vero valore che si vuol dimostrare è che non esiste un solo vero amore. Si può sempre amare e c'è sempre amore.
In questo film Allen strizza l'occhio al collega catalano Pedro Almodovar, traendo da quest'ultimo quelli che sono gli argomenti più cari. Sarà forse il vento della Mancha che fa impazzire gli animi o sarà l'arte e la passione che si respira nei vicoli caratteristici così come nei grandi edifici storici, fatto sta che la città plasma i cuori e le menti di chi la vive.
Di sicuro una commedia non "alleniana", ma piegata a quelle che sono le variabili esterne (la città) ma il tocco dell'artigiano, del cultore della macchina, rende il prodotto estremamente godibile e divertente. Insomma questo Allen non convince ma diverte.
VOTO: 7

domenica 19 ottobre 2008

SEX AND THE CITY


E le quattro ragazze scansonate, emancipate, glitterate e alle volte anche un po’ svampite hanno colpito ancora.
Lo recupero con 3 mesi di ritardo, ma non posso non parlare delle mie adorate ragazze.
Per chi non vive a New York e sogna tutto quello shopping e quel via vai l’unica soluzione sono i fantasiosi racconti di Carrie Bradshow.
Parliamo del film. Io l’ho amato, in 2 giorni l’ho visto 3 volte. E adesso forse quei pochi fedelissimi blogger che mi leggono e mi postano ancora si dimenticheranno di me, ma non fa nulla.
Forse di parte, ma provo a parlare del film. Ovviamente tutti i cliché vengono rispettati: matrimonio fissato, matrimonio annullato e….(ovviamente non si svela, anche se ormai chi aveva voglia di vederlo l’avrà già visto) e poi ovviamente tutto condito con le storie parallele delle altre tre co-protagoniste.
Questo film, oltre per dei cambi di vestito favolosi e come sempre eccentrici e singolari, è un susseguirsi di riso, pianto e poi ancora riso e pianto. Le ragazze pur con qualche anno in più non hanno perso la loro vitalità, il loro umorismo e soprattutto la voglia e la capacità di “prendersi in giro”.
Il tema è sempre lo stesso: esiste il vero amore? In fondo è questo l’enigma di tutte le ragazze, di tutto il mondo: esiste il vero amore? E se esistesse davvero dov’è? E quando arriva?
Risposte non ci sono. L’unica vera risposta è che se davvero lo si trova bisogna saperselo tenere stretto e qualche volta saper perdonare. Perché in fondo: chi la dura la vince! (Mi scuso per aver usato questa formula molto politica, però se lo trasportiamo in un campo neutro quale quello amoroso… allora forse diventa più che azzeccato!)
VOTO: 8

venerdì 10 ottobre 2008

IL PAESE DELLE SPOSE INFELICI


Veleno, alias il protagonista di questo romanzo, è figlio di una famiglia medio-borghese della città di Martina Franca, ma le “brutte compagnie” si sa che finiscono per deviare anche i ragazzi provenienti dalle famiglie più per bene. Senza dilungarmi troppo sull’intreccio di questo testo, perché altrimenti toglierei il gusto della lettura, voglio soffermarmi su un aspetto fondamentale della scrittura del giovane scrittore: è riuscito a trasportare in prosa la poeticità e gli elementi più evocativi della poesia.
Sin dalle prime pagine ho trovato con questo romanzo un certo legame, era come se le sue parole avessero “più consistenza”, colore e calore. Esse rinviano ad una idea, che è nitida e nel contempo arricchita di percezioni visive e olfattive. Chiudendo gli occhi e andando al di là delle parole, appaiono chiari i colori e gli odori degli eventi, dei rapporti, dei legami e delle emozioni. Forse questa “recensione” apparirà un po’ strana perché mi ritrovo a parlare per immagini (chi mi conosce sa che questo fa parte del mio modo d’essere), ma quella che mi viene in mente è un fiume impetuoso che scorre e sbatte contro i suoi argini e a momenti di forte movimento seguono quelli di magica quiete. Esso (il fiume) assume un colore un po’ innaturale, di un rosso vermiglio, colore tipico solo dei tramonti delle terre del Sud, e l’aria emana un odore ferroso, di ruggine e lo riesci quasi a sentire in bocca e in alcuni tratti del romanzo da persino fastidio Il personaggio di Veleno è meraviglioso (scusate la banalità), capace di destreggiarsi tra l’Amore più profondo, quello persino idealizzato, e la perversione più marcia e cruda che considera la donna come un oggetto. Il modo di vivere l’Amore di Veleno è molto contemporaneo e allo stesso tempo tradizionale, perché in fondo l’unica cosa che può salvare Veleno dal suo imbarbarimento dei sentimenti è proprio un semplice bacio. Il legame che lega Veleno-Annalisa-Zazà (questo mi riporta alle immagini della pellicola di Truffaut in cui Jules, Jim e Cathrine trascorrevano le loro giornate sapendo di vivere una menage a trois pericolosa e allo stesso tempo “vitale”) è qualcosa di sincero, aulico ed estremamente “pulito”, in un rapporto a tre ritmato e “di vita”, pur se tutto il loro rapporto si fonda e si costruisce su una grande bugia, e la bugia ha un unico volto: Annalisa. Ma nonostante tutto, piuttosto che pensare di poter ricominciare a vivere, è meglio lasciarsi morire nell’ultimo lembo di terra possibile, nell’ultima opportunità di vita concessa: l’incipit alla morte.

mercoledì 1 ottobre 2008

BUON COMPLEANNO



Mi faccio da sola gli auguri, perchè ieri sono diventata un anno più vecchia!